Missione CRS-16: la navicella spaziale SpaceX Dragon ha raggiunto la Stazione Spaziale Internazionale

Il cargo spaziale Dragon catturato dal braccio robotico Canadarm2 della Stazione Spaziale Internazionale (Immagine NASA TV)
Il cargo spaziale Dragon catturato dal braccio robotico Canadarm2 della Stazione Spaziale Internazionale (Immagine NASA TV)

Poco fa la navicella spaziale Dragon di SpaceX è stata catturata dal braccio robotico Canadarm2 della Stazione Spaziale Internazionale. Alexander Gerst, assistito dal collega Serena Auñón-Chancellor, ha gestito l’operazione e ha cominciato a spostare la Dragon verso il punto d’attracco al modulo Poisk. Il cargo spaziale era partito mercoledi scorso.

L’avvicinamento della navicella Dragon alla Stazione Spaziale Internazionale segue una procedura ormai diventata di routine che però rimane lunga e delicata. La sicurezza della Stazione è la priorità assoluta perciò ogni piccolo passo della Dragon viene controllato. Solo se tutto va bene nella posizione e nella velocità della navicella si procede con il passo successivo e in caso di problemi può essere abortita a ogni passo. Oggi l’arrivo è stato ritardato per alcuni problemi di comunicazione con uno dei satelliti TDRS usati dal personale sulla Terra per monitorare la Dragon. Il problema è stato risolto passando a un altro satellite TDRS.

Domani l’equipaggio della Stazione Spaziale Internazionale aprirà il portello della navicella spaziale Dragon e comincerà a scaricare i contenuti. Come in varie altre missioni di rifornimento, c’è un gruppo di topi di cui verrà studiato lo stato di salute in condizione di microgravità. Dopo un periodo sulla Stazione, verranno inviati nuovamente sulla Terra.

La Dragon ripartirà dalla Stazione Spaziale Internazionale con il suo nuovo carico. La missione CRS-16 verrà completata con la discesa nell’Oceano Pacifico, al largo della California. Anche quest’ultima fase è importante perché varie analisi approfondite di campioni possono essere effettuate solo in laboratori specializzati sulla Terra.

Questa prima parte della missione CRS-16 è andata benissimo, con la conseguenza che si parla soprattutto del problema accaduto al primo stadio del razzo Falcon 9, che è finito nell’Oceano Atlantico invece di atterrare nella Landing Zone-1 (LZ-1) di Cape Canaveral. Si tratta del primo fallimento dopo 26 successi consecutivi nell’atterraggio controllato.

La causa dell’incidente è nel sistema di “pinne” usate nelle manovre di atterraggio per orientare il primo stadio e farlo ruotare e sarà oggetto di esami per capire il guasto e se sia possibile evitare che si ripeta. C’è una pompa idraulica che aziona il sistema ed Elon Musk ha dichiarato che potrebbero aggiungerne un’altra per avere una ridondanza.

Mercoledi, il primo stadio aveva cominciato a ruotare su se stesso in modo anomalo a causa dell’errato posizionamento delle pinne. In diretta le immagini dell’atterraggio erano state interrotte ma successivamente lo stesso Elon Musk le ha pubblicate su Twitter: un tweet che mostra le immagini dal punto di vista del primo stadio mentre ruota su se stesso e un altro in cui la sua discesa è ripresa dalla costa. Si può vedere tutta la fase di rotazione del primo stadio e il successivo ammaraggio che comunque non l’ha distrutto. Musk aveva dichiarato che proveranno a recuperarlo ma un primo esame ravvicinato mostra vari danni perciò potrebbe non essere conveniente ripararlo.

Il vice-presidente di SpaceX Hans Koenisgman ha dichiarato che l’ammaraggio nell’Atlantico è il risultato della programmazione del primo stadio. La sicurezza pubblica è la priorità per il sistema di atterraggio e la conseguenza è che in seguito all’anomalia causata dalle pinne non è tornato sulla terraferma ma è rimasto sopra l’Oceano. In sostanza, nonostante il problema di controllo il sistema di atterraggio ha funzionato benissimo riuscendo a guidare il primo stadio a sufficienza per evitare la terraferma e quindi un potenziale pericolo per le persone.

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