March 2019

Una nube molecolare gigante in cui si stanno formando stelle massicce studiata con il telescopio volante SOFIA

Il telescopio volante SOFIA è stato usato per studiare una nube molecolare gigante che costituisce un’area di formazione stellare catalogata come W51 allo scopo di analizzare le stelle neonate o ancora in formazione al suo interno. I ricercatori hanno combinato le osservazioni compiute con SOFIA con quelle effettuate nel corso del tempo con i telescopi spaziali Spitzer e Herschel della NASA per ottenere informazioni più complete su quelle stelle. C’era un particolare interesse su quelle massicce e una sembra davvero enorme, con una massa stimata a circa cento volte quella del Sole. Se quella stima verrà confermata da osservazioni mirate si tratta di una delle più massicce stelle in formazione nella Via Lattea.

Un canale fluviale fossile su Marte (Immagine NASA/JPL/Univ. Arizona/UChicago)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Science Advances” riporta i risultati di una ricerca sugli antichi fiumi che esistevano sul pianeta Marte che portano a ritenere che siano esistiti fino a meno di un miliardo di anni fa. Un team di ricercatori coordinati dall’Università di Chicago ha catalogato oltre 200 antichi fiumi analizzando modelli e fotografie che mostrano le tracce dei loro letti per ottenere una conclusione che va contro ciò che gli scienziati che hanno studiato il pianeta rosso pensano in genere, cioè che fiumi e precipitazioni siano scomparsi oltre 3 miliardi di anni fa.

Concetto artistico dell'esopianeta HR 8799 e (Immagine ESO/L. Calçada)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Astronomy and Astrophysics” riporta la prima osservazione diretta di un esopianeta utilizzando la tecnica dell’interferometria ottica. La collaborazione GRAVITY, chiamata così perché i ricercatori che vi appartengono gestiscono i lavori dello strumento con lo stesso nome installato sul Very Large Telescope Interferometer (VLTI) dell’ESO, ha osservato l’esopianeta HR 8799 e, un super-gioviano che ha un’atmosfera che contiene nubi ricche di ferro e silicati che si muovono vorticosamente in una tempesta che attraversa l’intero pianeta.

Concetto artistico di Giove con i suoi troiani (Immagine NASA/JPL-Caltech)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Astronomy & Astrophysics” riporta i risultati di una ricerca sulla migrazione dei pianeti gassosi del sistema solare e in particolare sugli spostamenti di Giove. Un team di ricercatori guidato da Simona Pirani, dottoranda in astronomia all’Università svedese di Lund, ha creato una serie di simulazioni al computer per cercare di spiegare l’asimmetria negli asteroidi troiani di Giove, data dal fatto che ci sono circa il 50 per cento in più di troiani davanti al pianeta rispetto a quanti ce ne siano dietro. Il risultato è che essa può essersi verificata se Giove si è formato a una distanza dal Sole quattro volte maggiore di quella attuale per poi avvicinarsi e attraendo a sé gli asteroidi in modo asimmetrico.

L'asteroide Ryugu (Immagine cortesia Seiji Sugita et al., Science)

Tre articoli pubblicati sulla rivista “Science” descrivono altrettante ricerche sull’asteroide Ryugu. Tre team di ricercatori hanno usato i dati raccolti dalla sonda spaziale Hayabusa2 dell’agenzia spaziale giapponese JAXA per ottenere le prime descrizioni precise delle caratteristiche di Ryugu e in particolare la sua geologia. Il ritratto che viene fuori è quello di un asteroide poroso che contiene minerali idrati e allo stesso tempo pochissima acqua. Probabilmente è formato da una parte dei detriti di un asteroide più grande andato distrutto.