Non è riuscito l’allunaggio del lander israeliano Beresheet

Una delle ultime immagini inviate da Beresheet (Immagine cortesia SpaceIL)
Una delle ultime immagini inviate da Beresheet (Immagine cortesia SpaceIL)

Poco fa il lander israeliano Beresheet ha tentato l’allunaggio ma qualcosa non ha funzionato alla perfezione nel sistema di propulsione e probabilmente si è schiantato sulla superficie lunare. Le ultime informazioni riguardavano un problema al propulsore principale che non si era accesso correttamente e quando al centro controllo missione sono riusciti a riattivarlo era troppo tardi. La telemetria è stata perduta quando Beresheet stava scendendo troppo velocemente.

Il lander Beresheet di SpaceIL è stato lanciato il 22 febbraio 2019 come carico secondario su un razzo Falcon 9 di SpaceX. La lunghezza del viaggio è dovuta al fatto che il lancio è servito a inviarlo in un’orbita dove ha compiuto nel corso delle settimane successive una serie di manovre per allungare la sua traiettoria ellittica fino a portarlo nell’influenza gravitazionale della Luna.

La missione ha rischiato di fallire poco dopo l’inizio perché al centro controllo missione si sono accorti di un problema con i sistemi che identificano le stelle per orientare il lander Beresheet. Sono i casi in cui i problemi vengono fuori solo nello spazio, in questo caso quando gli strumenti si sono rivelati troppo sensibili alla luce solare. Un altro problema è emerso alla fine di febbraio, quando un reset del computer di bordo ha provocato un ritardo a una delle manovre necessarie ad allungare l’orbita del lander.

Nonostante i problemi riscontrati, il lander Beresheet è riuscito a compiere le manovre programmate e il 4 aprile ha usato il suo propulsore principale per compiere la manovra chiave per portarlo in un’orbita lunare, un momento chiave dato che in caso di fallimento il lander avrebbe continuato la sua traiettoria finendo nello spazio profondo. Insomma, sarebbe stato un fallimento dell’intera missione.

Il successo dell’inserimento nell’orbita lunare ha fatto entrare Israele in un ristretto club assieme a USA, Russia, Giappone, ESA, Cina e India. Si tratta della prima organizzazione privata a compiere quell’impresa ma la missione non era ancora finita dato che lo scopo finale era quello di far atterrare Beresheet sulla superficie della Luna, per la precisione nella regione chiamata Mare Serenitatis.

Il lander Beresheet aveva un’autonomia limitata, di circa due giorni, a causa del fatto che non aveva un sistema di controllo termico e l’esposizione diretta al Sole ne avrebbe provocato a un certo punto il surriscaldamento. Può sembrare poco per una missione costata oltre 100 milioni di dollari ma un lander in grado di resistere per un tempo maggiore sulla Luna sarebbe costato molto di più. Lo scopo di SpaceIL era dimostrare il funzionamento delle tecnologie impiegate e in Israele è diventata un campione della promozione di scienze, tecnologie, ingegneria e matematica.

Un sistema di catarifrangenti laser fornito dal Goddard Space Flight Center della NASA che non richiedeva alimentazione era a bordo per rimanere sulla Luna e permettere, assieme ad altri sistemi analoghi lasciati fin dai tempi delle missioni Apollo di misurare con estrema precisione la distanza tra Terra e Luna. Presumibilmente è andato distrutto assieme a Beresheet.

È un peccato ma lo spazio è davvero duro e nessuna missione spaziale ha un risultato certo. C’è stato un grande sforzo da parte di SpaceIL e dei suoi partner che purtroppo non ha dato il risultato sperato. Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, presente per l’evento, ha detto subito che se non ci riesci la prima volta ci provi di nuovo.

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