Nuovi dettagli del sistema di Eta Carinae scoperti agli ultravioletti

Una nuova immagine del sistema di Eta Carinae catturata dal telescopio spaziale Hubble offre nuovi dettagli di questo sistema stellare davvero speciale. Lo strumento Wide Field Camera 3 (WFC3) ha infatti permesso di osservare l’area anche agli ultravioletti rivelando il luccichio di magnesio incorporato nel gas caldo in luoghi dove non era stato visto prima. Ogni nuovo dettaglio aiuta a comprendere i violenti processi osservati dalla Terra da ormai due secoli, da quando cominciò l’evento conosciuto come Grande Eruzione.

Il sistema di Eta Carinae è a circa 7.500 anni luce dalla Terra eppure all’epoca della Grande Eruzione, tra il 1820 e il 1843, per qualche tempo Sirio fu l’unica stella più brillante dato che è praticamente nel vicinato dal punto di vista astronomico. Due stelle massicce sono conosciute nel sistema di Eta Carinae ma due articoli pubblicati nell’agosto 2018 sulla rivista “The Monthly Notices of the Royal Astronomical Society” riportavano diversi aspetti di una ricerca che spiegava la Grande Eruzione concludendo che in origine c’erano tre stelle la cui interazione finì per portare alla distruzione di una di esse.

Nel corso di due secoli moltissime osservazioni di Eta Carinae si sono susseguite con l’uso di strumenti sempre più sofisticati. Anche il telescopio spaziale Hubble è stato usato per cercare di scoprire i segreti del sistema di Eta Carinae e l’evoluzione di quella super-eruzione. Nathan Smith dell’Osservatorio Steward all’Università dell’Arizona, il principale investigatore del programma Hubble, ha spiegato che lui e gli altri membri del team che ha catturato questa nuova immagine (NASA, ESA, N. Smith (University of Arizona, Tucson), and J. Morse (BoldlyGo Institute, New York)) hanno scoperto una gran quantità di gas caldo espulso nella Grande Eruzione che però non si è ancora scontrato con altri materiali che circondano Eta Carinae.

I ricercatori si aspettavano di rilevare la luce emessa dal magnesio (visibile in blu nell’immagine) presente nel gas e nei filamenti visti nella luce emessa dall’azoto luminoso (visibile in rosso nell’immagine). Invece una struttura di magnesio completamente nuova è stata scoperta nello spazio tra la doppia bolla e i filamenti esterni riscaldati dall’onda d’urto generata quando i materiali espulsi nella Grande Eruzione si sono scontrati con materiali espulsi in precedenza dalla stella.

Nathan Smith ha anche dichiarato che la maggior parte delle emissioni arriva da un’area dove i ricercatori si aspettavano di trovare una cavità vuota. Questo material extra è veloce e indica che l’energia totale della super-eruzione è perfino maggiore di quanto pensassero. Sono tutti dettagli importanti per capire come iniziò l’eruzione, un’altra sorpresa arrivata dopo molti anni di utilizzo del telescopio spaziale Hubble per studiare Eta Carinae alla luce visibile e infrarossa. I risultati agli ultravioletti mostrano un’immagine diversa in maniera straordinaria, rivelando gas che erano invisibili ad altre lunghezze d’onda.

La combinazione di osservazioni a lunghezze d’onda ultraviolette e ottiche con lo strumento WFC3 del telescopio spaziale Hubble ha permesso di ottenere la nuova immagine di Eta Carinae. Le immagini di questo sistema sono sempre spettacolari ma questa nuova combinazione offre dettagli davvero straordinari dal punto di vista estetico e anche per le ricerche da parte degli astronomi.

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