Telescopi

Una regione vicina al centro della Via Lattea

Un articolo pubbicato sulla rivista “The Astrophysical Journal Letters” riporta i risultati di osservazioni di una struttura analoga a un camino che funziona come una sorta di sfiato da cui fuoriesce gas caldo che arriva da Sagittarius A*, il buco nero supermassiccio al centro della Via Lattea. Un team di ricercatori che include Gabriele Ponti dell’INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica) di Brera ha combinato osservazioni condotte ai raggi X con l’Osservatorio Chandra della NASA e alle onde radio con il radiotelescopio MeerKAT per individuare quello sfiato, che si trova a circa 700 anni luce dal centro della Via Lattea. Ciò aiuta a ricostruire i processi in cui Sagittarius A* inghiotte materiali e ne riemette una parte.

La posizione del sistema ZS7 in passate osservazioni

Un articolo pubblicato sulla rivista “Monthly Notices of the Royal Astronomical Society” riporta le prove della fusione di due buchi neri supermassicci in atto in una coppia di galassie catalogata come ZS7 nell’universo primordiale. Un team di ricercatori ha usato osservazioni condotte con il telescopio spaziale James Webb per ottenere le immagini di quest’evento che vediamo com’era in atto quando l’universo aveva circa 740 milioni di anni ed era quindi molto giovane in termini astronomici. Si tratta della coppia di buchi neri in fase di fusione più lontana scoperta finora e potrebbe offrire informazioni preziose per capire come questi oggetti estremi crescessero così rapidamente.

Rappresentazione artistica dell'esopianeta WASP-193b

Un articolo pubblicato sulla rivista “Nature Astronomy” riporta l’individuazione dell’esopianeta WASP-193 b, un gigante gassoso il cui diametro è circa una volta e mezzo quella di Giove ma con una massa che è solo un settimo di quella di Giove. Un team di ricercatori guidato da Khalid Barkaoui dell’Università di Liegi, in Belgio, ha usato il telescopio WASP-Sud della collaborazione Wide Angle Search for Planets (WASP) per individuare WASP-193 b per poi studiarne le caratteristiche con altri strumenti. La combinazione tra massa è densità di questo esopianeta è davvero difficile da spiegare dato che nessuna teoria sulla formazione planetaria porta a un pianeta come questo.

Un diagramma di un'eclissi secondaria e un grafico del conseguente cambiamento della luminosità nel tempo nel sistema 55 Cancri basati sulle rilevazioni dello strumento MIRI del telescopio spaziale James Webb

Un articolo pubblicato sulla rivista “Nature” riporta i risultati di uno studio dell’esopianeta 55 Cancri e, formalmente chiamato Janssen, che conferma la presenza di un’atmosfera che viene ritenuta secondaria, cioè derivante da emissioni provenienti dal pianeta stesso. Un team di ricercatori coordinato dal Jet Propulsion Laboratory (JPL) della NASA ha usato osservazioni condotte con il telescopio spaziale James Webb per rilevare le tracce di un’atmosfera che potrebbe essere ricca di monossido di carbonio o anidride carbonica.

Il quasar J0148+0600

Un articolo pubblicato sulla rivista “The Astrophysical Journal” riporta i risultati di osservazioni di quasar primordiali che indicano che i buchi neri supermassicci si formano da “semi” che sono molto massicci e crescono rapidamente. Un team di ricercatori ha usato osservazioni condotte con il telescopio spaziale James Webb all’interno del progetto EIGER per rilevare la fioca luce delle stelle che circondano tre di quei quasar. Quest’impresa offre la possibilità di ottenere molte più informazioni che permettono di stimare la massa delle galassie e dei buchi neri supermassicci centrali.

Le stime ottenute riguardo alle tre galassie al centro di questo studio indicano che i buchi neri supermassicci primordiali erano molto più massicci di quelli odierni rispetto alle galassie che li ospitano. Secondo la ricostruzione dei ricercatori, i quasar primordiali alimentati dai buchi neri hanno inghiottito materiali a velocità enormi passando da semi iniziali a buchi neri supermassicci.