Buchi neri

Immagine da un filmato che illustra un nucleo galattico attivo (Immagine NASA / Dana Berry / SkyWorks Digital)

Un articolo sulla rivista “Monthly Notices of the Royal Astronomical Society” descrive uno studio sulla galassia SAGE0536AGN e in particolare sul buco nero supermassiccio al suo centro, che è 30 volte più grande di quanto ci si aspetterebbe. Questo è il risultato delle misurazioni condotte da un team di astronomi della Keele University e della University of Central Lancashire, un’anomalia tutta da spiegare.

A sinistra, la galassia J0702+5002, che secondo i ricercatori non è il tipo causato da una fusione. A destra, la galassia J1043+3131 che invece è ritenuta un candidato per quel tipo di galassia (Immagine Roberts, et al., NRAO/AUI/NSF)

Mentre nel campo dell’astrofisica si sta ancora parlando di una coppia di buchi neri supermassicci che in futuro si scontreranno, una nuova ricerca suggerisce che queste situazioni siano più rare del previsto. Un team di astronomi guidato da David Roberts della Brandeis University ha analizzato dati raccolti con il VLA (Very Large Array) per esaminare i casi in cui possibili fusioni tra galassie hanno portato i buchi neri supermassicci al loro centro a formare una coppia. La conclusione è che in molti casi la fusione tra galassie è solo apparente.

Il satellite Astro-E2, poi diventate Suzaku, durante la fase di test (Foto NASA)

Nei giorni scorsi, l’osservatorio spaziale giapponese Suzaku è stato disattivato. Il 26 agosto 2015 la JAXA, l’agenzia spaziale giapponese, aveva comunicato la decisione di terminare la missione di questo satellite specializzato nell’astronomia per i raggi X. Le comunicazioni tra il centro controllo missione e Suzaku erano diventate intermittenti dal 1 giugno 2015 e la JAXA, dopo aver tentato di ripristinarle, ha deciso di iniziare le procedure di disattivazione.

Vista ai raggi X dell'area centrale della Via Lattea (Immagine ESA/XMM-Newton/G. Ponti et al. 2015)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Monthly Notices of the Royal Astronomical Society” descrive una ricerca sulla regione centrale della Via Lattea. Utilizzando l’osservatorio spaziale per i raggi X XMM-Newton dell’ESA, un team di scienziati del Max Planck Institute for Extraterrestrial Physics (MPE) guidato dal dottor Gabriele Ponti ha rivelato i processi più intensi in corso al centro della galassia.

Schema dell'osservazione del buco nero supermassiccio PKS 1830-211 tramite lente gravitazionale (Immagine ESA/ATG medialab)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Nature Physics” descrive lo studio condotto sul buco nero supermassiccio conosciuto come PKS 1830-211 usando osservazioni effettuate con i telescopi spaziali Integral dell’ESA e Fermi e Swift della NASA. La particolarità sta nel fatto che queste osservazioni hanno sfruttato un effetto di lente gravitazionale creato da una galassia per esplorare le regioni interne dell’area attorno al buco nero e i raggi gamma che provengono da essa.