Galassie

L'ammasso galattico MACS J0416.1–2403 osservato dal telescopio spaziale Hubble (Immagine NASA, ESA and the HST Frontier Fields team (STScI))

Un team internazionale di astronomi guidato da Hakim Atek dell’Ecole Polytechnique Fédérale di Losanna, in Svizzera, ha utilizzato il telescopio spaziale Hubble per osservare oltre 250 galassie nane che esistevano tra i 600 e i 900 milioni di anni dopo il Big Bang. Si tratta di uno dei più vasti campioni di galassie nane scoperte finora risalenti a un’epoca così remota e ci permette di dare un’occhiata all’universo quando era molto giovane fornendoci informazioni utili a capire la sua evoluzione.

Immagine da un filmato che illustra un nucleo galattico attivo (Immagine NASA / Dana Berry / SkyWorks Digital)

Un articolo sulla rivista “Monthly Notices of the Royal Astronomical Society” descrive uno studio sulla galassia SAGE0536AGN e in particolare sul buco nero supermassiccio al suo centro, che è 30 volte più grande di quanto ci si aspetterebbe. Questo è il risultato delle misurazioni condotte da un team di astronomi della Keele University e della University of Central Lancashire, un’anomalia tutta da spiegare.

A sinistra, la galassia J0702+5002, che secondo i ricercatori non è il tipo causato da una fusione. A destra, la galassia J1043+3131 che invece è ritenuta un candidato per quel tipo di galassia (Immagine Roberts, et al., NRAO/AUI/NSF)

Mentre nel campo dell’astrofisica si sta ancora parlando di una coppia di buchi neri supermassicci che in futuro si scontreranno, una nuova ricerca suggerisce che queste situazioni siano più rare del previsto. Un team di astronomi guidato da David Roberts della Brandeis University ha analizzato dati raccolti con il VLA (Very Large Array) per esaminare i casi in cui possibili fusioni tra galassie hanno portato i buchi neri supermassicci al loro centro a formare una coppia. La conclusione è che in molti casi la fusione tra galassie è solo apparente.

Il satellite Astro-E2, poi diventate Suzaku, durante la fase di test (Foto NASA)

Nei giorni scorsi, l’osservatorio spaziale giapponese Suzaku è stato disattivato. Il 26 agosto 2015 la JAXA, l’agenzia spaziale giapponese, aveva comunicato la decisione di terminare la missione di questo satellite specializzato nell’astronomia per i raggi X. Le comunicazioni tra il centro controllo missione e Suzaku erano diventate intermittenti dal 1 giugno 2015 e la JAXA, dopo aver tentato di ripristinarle, ha deciso di iniziare le procedure di disattivazione.

Le Nubi di Magellano e un filamento interstellare visti dal satellite Planck Surveyor (Immagine ESA and the Planck Collaboration)

L’ESA ha rilasciato un’immagine creata usando i dati del satellite Planck Surveyor che offre un ritratto davvero speciale di un filamento interstellare e delle Nubi di Magellano. Si tratta di due galassie nane che fanno parte del vicinato della Via Lattea e Planck ha rilevato la polvere tra le stelle al loro interno nel corso della sua missione. Lo scopo principale di questo satellite era di studiare la radiazione cosmica di fondo, in inglese cosmic microwave background radiation (CMB o CMBR), ma i dati raccolti sono utili anche per mappare polveri e campi magnetici delle galassie.