Stelle

La galassia di Andromeda con il segnale della pulsar nel riquadro (Immagine Andromeda: ESA/Herschel/PACS/SPIRE/J. Fritz, U. Gent/XMM-Newton/EPIC/W. Pietsch, MPE; data: P. Esposito et al (2016))

Un articolo pubblicato sulla rivista “Monthly Notices of the Royal Astronomical Society” descrive la scoperta della prima pulsar nella galassia di Andromeda. Un team guidato da Paolo Esposito dell’INAF-Istituto di Astrofisica Spaziale e Fisica Cosmic ha trovato quest’oggetto elusivo usando gli archivi delle osservazioni effettuate con il telescopio spaziale XMM-Newton dell’ESA.

La supernova G1.9+0.3 (Immagine NASA/CXC/CfA/S. Chakraborti et al.)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Astrophysical Journal” descrive l’analisi dei resti della supernova G1.9+0.3, la più giovane osservata nella Via Lattea. Un team di astronomi dell’Università di Harvard ha utilizzato i dati raccolti dal telescopio spaziale Chandra della NASA e il radiotelescopio VLA per trovare prove del fatto che si tratti di un’esplosione originata dalla fusione di due nane bianche, quella che viene chiamata supernova di tipo Ia.

Il disco attorno a TW Hydrae e nel riquadro l'area più interna, delle dimensioni dell'orbita terrestre (Immagine S. Andrews (Harvard-Smithsonian CfA), ALMA (ESO/NAOJ/NRAO))

Un articolo pubblicato sulla rivista “Astrophysical Journal Letters” descrive una ricerca su un protopianeta in fase di formazione nel sistema della stella TW Hydrae. Utilizzando il radiotelescopio ALMA, un team guidato da Sean Andrews dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics a Cambridge, Massachusetts ha ottenuto la migliore immagine di un disco protoplanetario prodotta finora.

L'onda d'urto che erompe dalla superficie di una stella (Immagine NASA)

Un articolo accettato per la pubblicazione sulla rivista “Astrophysical Journal” descrive l’osservazione dell’onda d’urto generata da una supernova, catturata per la prima volta alla luce visibile grazie al forte lampo che genera nel momento in cui erompe dalla superficie della stella. Un team internazionale diretto dall’astrofisico Peter Garnavich dell’Università di Notre Dame nell’Indiana ha analizzato i dati raccolti dal telescopio spaziale Kepler relativamente a 50.000 miliardi di stelle per fare questa scoperta.

A sinistra una foto del sistema di HL Tauri scattata da ALMA, a destra l'agglomerato (clump) di polvere rilevato dal VLA (Immagine Carrasco-Gonzalez, et al.; Bill Saxton, NRAO/AUI/NSF)

Un articolo sottoposto alla rivista “Astrophysical Journal Letters” descrive una ricerca sui pianeti in fase di formazione nel sistema HL Tauri. Un team internazionale ha utilizzato il radiotelescopio Karl G. Jansky Very Large Array (VLA) per osservare nuovi dettagli di quelle che sembrano essere le prime fasi dell’aggregazione di polveri e materiali vari attorno alla loro stella.