Stelle

Betelgeuse vista da ALMA (Immagine ALMA (ESO/NAOJ/NRAO)/E. O’Gorman/P. Kervella)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Astronomy & Astrophysics” descrive uno studio della stella Betelgeuse condotto usando il radiotelescopio ALMA. Questo straordinario strumento ha studiato per la prima volta la superficie di una stella per ottenere le immagini alla risoluzione più elevata mai ottenuta di Betelgeuse. Ciò ha permesso di ottenere nuovi dati sulla sua atmosfera e sulle sue asimmetrie che aiuteranno a capire meglio le supergiganti rosse nelle fasi che precedono le supernove.

L'ammasso MACS J2129-0741 e la galassia MACS2129-1 (Immagine NASA, ESA, and S. Toft (University of Copenhagen), M. Postman (STScI), and the CLASH team)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Nature” descrive uno studio della galassia MACS 2129-1. Un team internazionale di ricercatori guidato da Sune Toft dell’Istituto Niels Bohr (NBI) dell’Università di Copenhagen, in Danimarca, ha utilizzato il telescopio spaziale Hubble e il Very Large Telescope (VLT) dell’ESO per raccogliere informazioni su MACS 2129-1. Il risultato è che non si stanno formando nuove stelle e ciò è davvero sorprendente perché a causa la sua distanza noi la vediamo com’era in un periodo in cui l’universo era al massimo ritmo della produzione di stelle.

Spicole solari osservate e simulate (Immagine Nasa-Iris, Università di Oslo, Swedish Solar Telescope)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Science” descrive una ricerca che offre una spiegazione all’origine delle spicole solari, getti intermittenti di plasma che si propagano dalla cromosfera solare fino alla base della corona a velocità molto elevate. Un team di ricercatori ha creato simulazioni al computer e le ha confrontate con osservazioni effettuate dalla sonda spaziale IRIS della NASA e dallo Swedish Solar Telescope situato alle isole Canarie che hanno confermato la validità dei modelli.

FIR 3 (HOPS 370) e FIR 4 (HOPS 108) (Immagine Credit: Osorio et al., NRAO/AUI/NSF)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Astrophysical Journal” descrive una ricerca su un fenomeno di formazione stellare nela nube molecolare di Orione 2. Un team di astronomi guidato da Mayra Osorio dell’Astrophysical Institute of Andalucia (IAA-CSIC) in Spagna ha utilizzato il radiotelescopio VLA per trovare le prove che un getto di materiali espulso da una giovane stella potrebbe aver innescato la formazione di un’altra protostella più giovane.

Coppia di stelle in un nucleo ovale denso nella nube di Perseo (Immagine cortesia SCUBA-2 survey image by Sarah Sadavoy, CfA)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Monthly Notices of the Royal Astronomical Society” descrive uno studio sulla diffusione di sistemi binari composti da stelle di piccola massa. Gli astronomi Sarah Sadavoy dello Smithsonian Astrophysical Observatory e Steven Stahler dell’Università di Berkeley hanno studiato stelle giovanissime nella nube molecolare della costellazione di Perseo concludendo che quel tipo di stelle nasce sempre in coppie, Sole compreso.