Recuperato il secondo dei due satelliti Galileo finiti nell’orbita sbagliata

In rosso l'orbita originale in cui erano finiti i due satelliti Galileo, in blu la loro orbita dopo le manovre correttive e in verde l'orbita degli altri quattro satelliti Galileo lanciati in precedenza (Immagine ESA)
In rosso l’orbita originale in cui erano finiti i due satelliti Galileo, in blu la loro orbita dopo le manovre correttive e in verde l’orbita degli altri quattro satelliti Galileo lanciati in precedenza (Immagine ESA)

Il secondo dei due satelliti della costellazione Galileo lanciati nell’orbita sbagliata il 22 agosto 2014 è stato recuperato. A metà gennaio è stata iniziata una serie di 14 manovre che hanno modificato la sua orbita fino a renderla uguale a quella del suo “gemello” dopo circa sei settimane. Ora questi due satelliti hanno un’orbita speculare, sui lati opposti del pianeta.

Il difetto dello stadio superiore Fregat del razzo vettore Soyuz aveva creato un grosso problema immettendo i due satelliti in un’orbita molto allungata. C’erano problemi nell’uso degli strumenti ed essi passavano in continuazione attraverso le fasce di van Allen, dove le radiazioni sono più forti, con conseguenti problemi di usura. Non un buon inizio per la fase Full Operational Capability (FOC), quella a piena capacità operativa, del sistema Galileo, l’alternativa dell’Unione Europea al GPS americano.

L’unica notizia positiva era che i due satelliti funzionavano perciò è stato ideato un piano per modificare la loro orbita in modo da poterli integrare nella costellazione Galileo assieme ai quattro satelliti lanciati negli anni scorsi. L’orbita finale non è quella prevista in origine perché non avevano sufficiente propellente per modifiche così radicali ma in quella situazione recuperare i satelliti era già un’impresa.

Le manovre effettuate per recuperare il primo dei due satelliti avevano avuto esito positivo. L’orbita raggiunta ne permetteva l’utilizzo e i test effettuati avevano dato anch’essi risultati positivi. A quel punto, all’ESA è stato deciso di procedere con il recupero dell’altro satellite.

Ora che le manovre correttive sono state terminate, al centro ESA in Belgio verranno effettuati i test di funzionamento per verificare la qualità dei segnali del satellite. Alla fine, la decisione finale sul loro utilizzo spetterà alla Commissione Europea dato che il sistema Galileo è dell’Unione Europea e l’ESA lo gestisce per suo conto. I risultati dei test sulla capacità dei satelliti di fornire dati di navigazione e i servizi di Search And Rescue (SAR) determineranno questa decisione.

Se i due satelliti potranno essere usati, si tratterà di un risultato positivo anche se l’uso di propellente effettuato nelle manovre correttive ne accorcerà la vita. Ciò perché avranno meno possibilità di effettuare ulteriori manovre per stabilizzare le loro nuove orbite. A questo punto però la cosa importante è che l’ESA possa procedere con i piani per il sistema Galileo, che erano già in ritardo di vari anni.

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