2018 VG18, soprannominato Farout, è il corpo celeste più lontano dal Sole all’interno del sistema solare scoperto finora

Un team di astronomi ha annunciato la scoperta del corpo celeste più lontano dal Sole all’interno del sistema solare. Catalogato come 2018 VG18 e soprannominato Farout, è stato scoperto da astronomi specializzati nella ricerca di oggetti nella Fascia di Kuiper tra cui quello soprannominato The Goblin, annunciato nell’ottobre 2018. 2018 VG18 è molto più lontano, attualmente a una distanza dal Sole stimata attorno a 120 volte quella della Terra.

Scott Sheppard della Carnegie Institution for Science e i suoi colleghi Chad Trujillo e David Tholen stanno cercando da anni oggetti trans-Nettuniani anche estremi, come vengono definiti quelli il cui perielio è molto oltre Nettuno e hanno un semiasse maggiore maggiore di 150 volte la distanza tra la Terra dal Sole. La loro ipotesi è che nella Fascia di Kuiper vi sia almeno un pianeta ma nel frattempo hanno trovato solo oggetti più piccoli, con un diametro non superiore a poche centinaia di chilometri.

2018 VG18 è stato scoperto nelle immagini in alto (cortesia Scott S. Sheppard e David Tholen. Tutti i diritti riservati), scattate il 10 novembre 2018 usando il telescopio Subaru alle Hawaii, proprio come The Goblin e altri oggetti nella Fascia di Kuiper. La conferma è arrivata all’inizio di dicembre grazie a osservazioni compiute usando il telescopio Magellano all’Osservatorio Las Campanas della Carnegie in Cile. Il successivo monitoraggio di quest’oggetto, nel frattempo soprannominato Farout, ha permesso di ottenere le prime stime della sua distanza, delle sue dimensioni e di altre caratteristiche anche se saranno necessari altri studi perché siano precise.

Finora l’oggetto più distante dal Sole all’interno del sistema solare era il pianeta nano Eris, la cui distanza è al momento circa 96 volte quella della Terra. Ciò significa che 2018 VG18 è molto più lontano, il primo la cui distanza dal Sole è oltre 100 volte quella della Terra, come mostrato nell’immagine in basso (cortesia Roberto Molar Candanosa/Scott S. Sheppard/Carnegie Institution for Science. Tutti i diritti riservati). Quest’oggetto è talmente lontano che si muove a una velocità decisamente più lenta rispetto a Eris e The Goblin per non parlare dei pianeti. Di conseguenza, potrebbero volerci anni per ricostruire la sua orbita in modo abbastanza preciso ma è probabile che il suo anno duri oltre 1.000 anni terrestri.

Il problema dell’orbita di 2018 VG18 potrebbe non essere solo una curiosità scientifica ma potrebbe essere utile anche per capire se in quell’area del sistema solare vi sia davvero un altro pianeta. Finora diverse ricerche basate su simulazioni che consideravano le orbite di diversi oggetti avevano fornito stime molto diverse delle caratteristiche del presunto Pianeta X (o Pianeta 9). Chad Trujillo e i suoi colleghi hanno ipotizzato che attualmente sia così lontano dal Sole che neppure i telescopi più potenti sono in grado di rilevarlo. Sembra decisamente più facile scoprire oggetti più piccoli ma meno lontani e ognuno di essi fornisce nuove informazioni che possono confermare o smentire le varie ipotesi.

Le osservazioni di 2018 VG18 suggeriscono che il suo diametro sia attorno ai 500 chilometri perciò potrebbe trattarsi di un pianeta nano con una forma vicina a quella sferica. Ha un colore rosato che generalmente viene associato a oggetti ricchi di ghiaccio. Nella Fascia di Kuiper e ancor più nella Nube di Oort, un’area del sistema solare ancor più lontana, potrebbero esserci quantità enormi di comete ma anche moltissimi oggetti più grandi contenenti molta acqua ghiacciata e solo negli ultimi anni stiamo cominciando a scoprirli.

Forse la scoperta di 2018 VG18 non offrirà risposte riguardo alla presenza di uno o più pianeti nella Fascia di Kuiper ma è comunque interessante. Come per gli oggetti scoperti in precedenza, ora è possibile effettuare osservazioni mirate per ottenere maggiori informazioni, anche sulla quantità di acqua ghiacciata presente, collegata alla ricerca più ampia sulla presenza di acqua nello spazio.

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