È un successo il lancio della vela solare LightSail 2 e di tanti satelliti sul razzo Falcon Heavy di SpaceX

Il razzo Falcon Heavy di SpaceX al decollo nella missione Space Test Program-2 (STP-2) (Foto NASA/Joel Kowsky)
Il razzo Falcon Heavy di SpaceX al decollo nella missione Space Test Program-2 (STP-2) (Foto NASA/Joel Kowsky)

Era il primo mattino in Italia quando SpaceX ha lanciato da Cape Canaveral il razzo Falcon Heavy in una missione che prevedeva la messa in orbita di vari satelliti in orbita terrestre bassa e media. Il razzo più potente in attività ha lanciato satelliti per conto di NASA, aeronautica militare americana e altri enti, compresi nanosatelliti di classe CubeSat costruiti da studenti. La missione ha richiesto quattro accensioni del motore dello stadio superiore del razzo Falcon Heavy per immetterli nelle varie orbite richieste. La massa dei carichi da portare in orbita era relativamente piccola, circa 3,700 kg, ma il secondo stadio aveva bisogno di molto propellente per compiere tutte le manovre richieste per questa missione perciò è stata necessaria la spinta iniziale del Falcon Heavy.

La missione Space Test Program-2 (STP-2) comprende anche LightSail 2, la nuova versione della vela solare sviluppata da The Planetary Society. La prima versione, chiamata inizialmente LightSail A e poi LightSail 1, venne lanciata il 20 maggio 2015 e, nonostante alcuni problemi, il test dei sistemi di bordo condotto per alcune settimane è stato considerato un successo.

LightSail 2 è stata costruita anche basandosi sull’esperienza di quel test e ha ambizioni maggiori. Inserita in un’orbita circolare a un’altitudine di circa 720 chilometri, ha lo scopo di dimostrare la possibilità di modificare quell’orbita navigando con la vela solare.

Tra le tecnologie della NASA a bordo del razzo Falcon Heavy c’era Deep Space Atomic Clock (DSAC), un orologio atomico a ioni di mercurio molto più piccolo e che usa una quantità di elettricità molto inferiore rispetto a quelli al suolo del Deep Space Network (DSN). Lo scopo del DSAC è di determinare in tempo reale la posizione nello spazio e nel tempo di una navicella spaziale nello spazio profondo usando anche un segnale proveniente dalla Terra.

Un’altra tecnologia da testare, sviluppata assieme all’aeronautica militare americana, è quella della Green Propellant Infusion Mission (GPIM). Si tratta di un propellente “verde” alternativo all’idrazina usata comunemente nei satelliti per i propulsori di manovra. Il nitrato di idrossilammonio usato come nuovo propellente, la cui miscela con l’ossidante è chiamata AF-M315E, è in fase di sviluppo da alcuni anni e offre vari vantaggi sull’idrazina: oltre ad essere molto meno tossico e quindi più facile da maneggiare, il nuovo propellente offre una spinta maggiore ed è più denso, perciò ce ne può stare una maggior quantità nei serbatoi di una navicella.

Per SpaceX si è trattato di una missione complessa per la quantità di satelliti da inserire in varie orbite. È la prima che coinvolge il Dipartimento della Difesa degli USA e in particolare lo Space and Missile Systems Center (SMC) dell’aeronautica militare americana. C’è in ballo anche la certificazione National Security Space Launch (NSSL) dell’aeronautica militare. Per l’azienda di Elon Musk si tratta di dimostrare la capacità di mettere in orbita carichi collegati anche alla sicurezza nazionale oltre che allo sviluppo di tecnologie avanzate usando un razzo usato, dato che i booster laterali sono gli stessi impiegati nella prima missione commerciale del razzo Falcon Heavy.

Poco dopo il lancio, i booster laterali sono regolarmente atterrati sulle piazzole a Cape Canaveral. Dopo qualche minuto, il primo stadio centrale ha tentato l’atterraggio sulla piattaforma marina “Ma Certo che ti Amo Ancora” ma stavolta è finito nell’Oceano Atlantico. Quest’atterraggio era particolarmente difficile sulla piattaforma che per l’occasione era a 1.240 chilometri dalla costa, molto più distante del normale. Una delle due metà della cupola protettiva è stata catturata al volo nella rete della nave di recupero, l’altra è stata recuperata successivamente dopo essere finita nell’Oceano.

La missione primaria, con la messa in orbita dei vari satelliti e della LightSail 2, è stata un successo. Uno dei dubbi riguardanti il razzo Falcon Heavy era che paradossalmente fosse troppo potente per avere un mercato dato che ci sono ben pochi lanci di grossi satelliti di telecomunicazioni e di sonde da inviare nello spazio profondo. La diffusione di lanci di gruppo, soprattutto se in diverse orbite, unita al costo di un lancio con SpaceX potrebbe portare altre opportunità.

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