Una rete di filamenti interstellari nell’area di Polaris

Filamenti interstellari nell'area di Polaris (Immagine ESA and the SPIRE & PACS consortia, Ph. André (CEA Saclay) for the Gould’s Belt Survey Key Programme Consortium, and A. Abergel (IAS Orsay) for the Evolution of Interstellar Dust Key Programme Consortium)
Filamenti interstellari nell’area di Polaris (Immagine ESA and the SPIRE & PACS consortia, Ph. André (CEA Saclay) for the Gould’s Belt Survey Key Programme Consortium, and A. Abergel (IAS Orsay) for the Evolution of Interstellar Dust Key Programme Consortium)

L’ESA ha pubblicato una nuova immagine della rete di filamenti interstellari visti dal telescopio spaziale Herschel nell’area di spazio attorno a Polaris, la stella polare, che in realtà è un sistema multiplo. Conosciuta per questo motivo anche come Polaris Flare, si tratta di una nube interstellare in cui si sono formati filamenti in cui ci sono gas e polveri visibili soprattutto agli infrarossi.

Questa regione di spazio, distante quasi 500 anni luce dalla Terra, si estende per decine di anni luce e i suoi filamenti interstellari intrecciati potrebbero costituire una situazione che precede l’inizio della formazione stellare nelle aree più dense. Ciò che gli astronomi riescono a vedere al momento non sembra ancora poter generare concentrazioni di gas sufficienti alla nascita di una stella perciò non è ancora possibile capire se quella sarà l’evoluzione futura.

Il telescopio spaziale Herschel ha ricevuto quel nome in onore dell’astronomo William Herschel, che tra le altre cose scoprì la compagna più distante della supergigante rossa presente nel sistema Polaris. Sembra quindi appropriato che quello strumento sia stato usato per osservare quell’area di spazio.

Già nel 2011 l’ESA aveva prodotto le prime immagini agli infrarossi catturate dallo strumento SPIRE (Spectral and Photometric Imaging Receiver) alle lunghezze d’onda di 250, 300 e 500 micron. Ora quelle immagini sono state rielaborate per creare questa nuova composizione a colori.

Gli astronomi hanno condotto simulazioni al computer per cercare di capire la formazione dei filamenti interstellari. La spiegazione più probabile è che onde d’urto lente si sono dissipate nelle nubi interstellare dopo essere state prodotte da supernove e aver viaggiato attraverso la galassia, spazzando gas e polveri che hanno finito per formare i densi filamenti che vediamo oggi.

La temperatura delle nubi interstellari è molto bassa, attorno ai 10 Kelvin, perciò la velocità del suono è molto inferiore rispetto a quella al livello del mare sulla Terra. La conseguenza è che le onde d’urto lente sono gli equivalenti interstellari dei boom sonici. Perdendo energia nelle nubi, lasciano dietro tenui filamenti di gas e polveri.

Negli anni scorsi, quell’area di spazio è stata osservata anche con il Planck Surveyor, che può essere considerato il fratello del telescopio spaziale Herschel perché i due sono stati lanciati assieme il 14 maggio 2009 sullo stesso razzo Ariane 5 ECA. Siccome il Planck Surveyor ha strumenti completamente diversi da Herschel, anche il risultato ottenuto mettendo assieme i dati racconti lo è.

La mappa del campo magnetico della Via Lattea concentrata sulla luce polarizzata emessa dalle polveri interstellari creata usando i dati raccolti dal Planck Surveyor ha l’aspetto di un quadro di Vincent Van Gogh. L’area chiamata Polaris Flare è una parte di quella mappa e mantiene lo stesso aspetto.

Queste immagini forniscono una serie di informazioni su quell’area ma esse non sono ancora sufficienti a prevedere l’evoluzione futura di quei filamenti e soprattutto delle maggiori concentrazioni di gas. Potrebbero volerci milioni di anni prima che qualche stella cominci a formarsi, se mai ciò avverrà.

Il campo magnetico nell'area chiamata Polaris Flare (Immagine ESA and the Planck Collaboration)
Il campo magnetico nell’area chiamata Polaris Flare (Immagine ESA and the Planck Collaboration)

4 Comments


  1. Ma la stella principale che domina il sistema Polaris non è una gigante gialla?
    Cosa è la super-gigante rossa?

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    1. Ti confermo che la stella principale del sistema Polaris è una supergigante gialla ma c’è anche una vecchia stella che sta morendo, appunto la supergigante rossa che probabilmente una volta era simile al Sole ma dopo essere entrata nell’ultima fase della sua vita normale si è espansa ed ha assunto una colorazione rossa.

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      1. Grazie mille!
        Rileggendo l’articolo proprio Herschel scoprì la supergigante rossa.
        Io ancora ero convinto di una supergigante gialla e due nane bianche.
        Però è uno dei sistemi molto interessanti da studiare.

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        1. Trattandosi di un sistema multiplo c’è un po’ di tutto. 😉 È proprio ciò che lo rende interessante.

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