
Un articolo pubblicato sulla rivista “The Astrophysical Journal” descrive una nuova ricerca sul possibile clima esistente sui sette pianeti rocciosi del sistema della stella TRAPPIST-1. Un team di astronomi coordinato dall’Università di Washington (UW) ha usato modelli climatici aggiornati per cercare di capire che tipo di atmosfere possano avere come frutto dell’evoluzione ambientale basandosi sulle osservazioni raccolte. Il risultato è che il pianeta TRAPPIST-1 e è quello che ha maggiori probabilità di avere acqua liquida sulla superficie.
La conferma di ben sette pianeti rocciosi orbitanti attorno alla stella nana ultra-fredda TRAPPIST-1 nel febbraio 2017 ha suscitato entusiasmi perché ha offerto notevoli possibilità di studio di esopianeti paragonabili alla Terra come massa che hanno orbite molto diverse. Mai prima d’ora erano state scoperte sette super-Terre in un unico sistema e sono a 39 anni luce della Terra, nel vicinato in termini astronomici.
La raccolta dei dati sui pianeti di TRAPPIST-1 è facilitata dal fatto che la stella è molto piccola e i suoi pianeti sono molto vicini ad essa perciò le passano di fronte ogni pochi giorni, tra 1,5 e quasi 19. Allo stesso tempo essi ricevono una quantità di energia che secondo stime iniziali ottimistiche determinava la possibilità che su tutti vi fosse un’atmosfera e acqua liquida su almeno parte della loro superficie.
Lo studio di esopianeti è cominciato poco più di 20 anni fa e quello di super-Terre che orbitano attorno a stelle nane solo alcuni anni fa. La conseguenza è che ogni nuovo esopianeta di questo tipo che viene scoperto offre nuove informazioni e, assieme agli studi compiuti nel frattempo, porta modifiche ai modelli creati per cercare di capire il clima esistente su di essi e se vi siano condizioni favorevoli per la nascita di forme di vita simili a quelle terrestri. Purtroppo gli aggiornamenti di questi modelli hanno portato a un peggioramento dei risultati per quanto riguarda il sistema di TRAPPIST-1.
Un grosso problema è costituito dall’intensa attività della stella TRAPPIST-1 che, nonostante la sua massa vicina al limite minimo per una stella, quand’era giovane ha probabilmente avuto una fase di particolare attività, anche con violente eruzioni. Ciò significa che potrebbe aver fatto evaporare l’acqua presente sui suoi pianeti, le sue emissioni ultraviolette potrebbero aver spezzato le molecole d’acqua e l’idrogeno potrebbe essersi perso nello spazio, dato che è l’elemento più leggero perciò può sfuggire all’atmosfera di un pianeta non molto massiccio.
La possibilità che la stella TRAPPIST-1 abbia eroso le atmosfere dei pianeti più vicini è già stata presa in considerazione. I risultati secondo i modelli aggiornati suggeriscono che nel caso peggiore tutti i pianeti possano essere simili a Venere, con atmosfere molto dense e caldissime. TRAPPIST-1 b, il pianeta più interno, potrebbe essere perfino più caldo di Venere.
Il pianeta TRAPPIST-1 e era già stato considerato quello che aveva maggiori probabilità di essere abitabile e questa ricerca ha confermato quei risultati. I dubbi maggiori riguardano i tre pianeti più esterni perché alla loro distanza dalla loro stella la loro sorte dipende molto dalla quantità d’acqua presente. Secondo gli autori di una ricerca descritta in un articolo pubblicato sulla rivista “Nature Astronomy” nel marzo 2018, quei pianeti potrebbero essere composti soprattutto d’acqua perciò potrebbero essere pianeti ghiacciati.
Andrew Lincowski, studente di dottorato dell’UW e primo autore della ricerca, ha dichiarato che questo studio si è concentrato soprattutto sulla possibile evoluzione del clima sui pianeti di TRAPPIST-1. Il suo team continuerà le sue valutazioni pensando anche alle possibilità che almeno su alcuni di quei pianeti vi siano forme di vita. È importante continuare a esaminare questo straordinario sistema anche per capire cosa cercare quando finalmente il telescopio spaziale James Webb verrà lanciato e potrà osservarlo.
