Le Nili Fossae su Marte mostrano segni di molte diverse attività passate

Le Nili Fossae (Immagine ESA/DLR/FU Berlin, CC BY-SA 3.0 IGO)
Le Nili Fossae (Immagine ESA/DLR/FU Berlin, CC BY-SA 3.0 IGO)

L’ESA ha pubblicato nuove fotografie della regione del pianeta Marte chiamata Nili Fossae scattate dalla macchina fotografica High Resolution Stereo Camera (HRSC) della sonda spaziale Mars Express. Le Nili Fossae sono un gruppo di fosse tettoniche chiamate in gergo graben che mostrano segni non solo di attività geologica ma anche di erosione da parte di venti e soprattutto di acqua che hanno scavato le forme visibili ancora oggi.

Parte della maglia cartografica di Syrtis Major, le Nili Fossae sono vicine alla pianura chiamata Isidis Planitia, un enorme bacino creato da un impatto che ha espulso un’enorme quantità di materiali alcuni dei quali finirono nei graben delle Nili Fossae. Altri materiali presenti nei graben, le cui tracce sono visibili grazie al colore più scuro, sono costituiti da sabbe vulcaniche. Tutto ciò ha aumentato la complessità geologica di quella regione, caratterizzata anche da una quantità di minerali diversi che includono alcuni di ferro e alluminio.

Il risultato di tanti eventi diversi è una regione piena di valli rocciose, collinette e gruppi di mesa, come vengono chiamate in gergo superfici rocciose sopraelevate generate dall’erosione con la conseguenza che hanno cima piatta e pareti ripide. Lo studio dell’erosione è importante per capire l’azione dell’acqua avvenuta anticamente, quando Marte era giovane e molto più simile alla Terra. Lo spettrometro OMEGA (Observatoire pour la Minéralogie, l’Eau, les Glaces et l’Activité) della sonda spaziale Mars Express ha contribuito a quella ricerca rilevando la presenza di minerali argillosi che si possono formare solo in presenza di acqua liquida.

L’azione dell’acqua ha causato anche le differenze di elevazione tra varie aree delle Nili Fossae. Le aree nella parte sinistra dell’immagine, che rappresenta l’area meridionale, sono formate soprattutto da altopiani e quindi sono più elevate di quelle nella parte destra dell’immagine, che rappresenta l’area settentrionale. Secondo i ricercatori, centinaia di milioni di anni fa, acqua e ghiaccio hanno trasportato materiali dalle aree più elevate verso il basso contribuendo all’erosione della regione.

Negli anni scorsi, le Nili Fossae sono già state al centro di ricerche interessanti. Ad esempio, nel 2009 vi sono state trovate tracce di emissioni di metano la cui origine non è chiara. I carbonati presenti nella regione sono stati studiati più volte e nel 2010 un team di ricercatori ha suggerito che fossero il prodotto di un’antica attività idrotermale. Tutto ciò è interessante anche perché il metano può essere prodotto da processi biologici e le fonti idrotermali potrebbero essere state la culla della vita sulla Terra. Non c’è alcuna certezza e anzi ci sono molti dubbi ma è chiaro che ricerche di questo tipo prendono sempre in considerazione quell’ipotesi anche se non è possibile fornire una risposta definitiva.

Molte regioni di Marte mostrano i segni di attività più o meno antiche e per questo vengono studiate dalle varie sonde spaziali in orbita e dai rover sulla superficie. Le Nili Fossae mostrano molti di quei segni e contengono più minerali della maggioranza delle altre regioni perciò rappresentano un ottimo oggetto per gli studi sul pianeta rosso.

Vista in prospettiva delle Nili Fossae (Immagine ESA/DLR/FU Berlin, CC BY-SA 3.0 IGO)
Vista in prospettiva delle Nili Fossae (Immagine ESA/DLR/FU Berlin, CC BY-SA 3.0 IGO)

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