Alla conferenza EPSC-DPS in corso a Ginevra, in Svizzera, sono state presentate nuove prove che sulla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko ci sono collassi di costoni rocciosi e massi che rimbalzano sulla superficie. Diversi scienziati hanno esaminato le circa 76.000 fotografie ad alta risoluzione scattate dalla macchina fotografica OSIRIS della sonda spaziale Rosetta dell’ESA per studiare l’attività sulla superficie della cometa nel periodo in cui era attiva.
La missione Rosetta è terminata il 30 settembre 2016 con l’impatto della sonda spaziale sulla superficie della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko. L’analisi dell’enorme mole di dati raccolta fino all’ultimo è andata avanti per cercare di comprendere i meccanismi in atto durante il periodo di attività, quando la cometa passa a una distanza dal Sole sufficiente a innescare la sublimazione dei composti volatili.
Alla conferenza EPSC-DPS, tenuta assieme dallo European Planetary Science Congress e dalla Division of Planetary Sciences della American Astronomical Society, sono stati presentati due nuovei studi sulla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko. Ramy El-Maarry e Graham Driver della Birkbeck, Università di Londra, hanno esaminato il costone roccioso chiamato Aswan nella regione Seth del nucleo della cometa. Jean-Baptiste Vincent dell’Istituto per la Ricerca Planetaria dell’agenzia spaziale tedesca DLR ha esaminato massi che rimbalzano sulla superficie della cometa.
L’area di Aswan, con le sue frane e valanghe, è già stata oggetto di vari studi nel corso degli anni per i cambiamenti notati durante il periodo di attività. Tra i più recenti c’è un articolo pubblicato sulla rivista “Icarus” nel settembre 2018 dedicato a questo tipo di attività sulle comete. Ramy El-Maarry e Graham Driver hanno individuato (link al file in formato PDF) un’attività esplosiva con un notevole collasso lungo la divisione tra gli emisferi nord e sud della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko.
L’immagine in alto (ESA/Rosetta/MPS for OSIRIS Team MPS/UPD/LAM/IAA/SSO/INTA/UPM/DASP/IDA (CC BY-SA 4.0)) mostra l’area esaminata da Ramy El-Maarry e Graham Driver. Nei riquadri superiori le frecce gialle mostrano la locazione prima e dopo un’attività esplosiva, rispettivamente nel settembre 2014 e nel giugno 2016. Nei riquadri inferiori ci sono immagini ravvicinate delle stesse aree con una freccia blu che indica una scarpata che è collassata dopo l’attività e i numeri che indicano due massi come punti di riferimento.
Nel caso dei massi esaminati da Jean-Baptiste Vincent, nell’altra presentazione (link al file in formato PDF) un masso lungo attorno a 10 metri è apparentemente caduto da un costone per rimbalzare diverse volte sulla superficie della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko senza spezzarsi lasciandovi le sue impronte. L’attività della cometa può causare anche fenomeni del genere, in certi casi arrivando a espellere massi nello spazio a causa della sua gravità ridotta.
L’immagine in basso (ESA/Rosetta/MPS for OSIRIS Team MPS/UPD/LAM/IAA/SSO/INTA/UPM/DASP/IDA (CC BY-SA 4.0); Analysis: J-B. Vincent et al (2019)) mostra, da sinistra, una vista del nucleo della cometa con l’area dove è stato trovato il masso rimbalzante, ingrandita nel riquadro centrale. Le immagini sulla destra mostrano il masso il 17 maggio 2015 e il 19 giugno 2016. Il grafico in basso mostra il percorso del masso.
Matt Taylor, scienziato del progetto Rosetta, ha sottolineato il fatto che i dati della missione continuano a sorprenderci. Effettivamente, a quasi tre anni dalla fine della missione gli studi dei dati raccolti continuano offrendo nuove informazioni. Non si tratta di scoperte rivoluzionarie ma si aggiungono a quelle compiute negli anni precedenti per capire meglio i processi che avvengono su una cometa durante il suo periodo di attività.