
La NASA ha pubblicato una nuova immagine della Nebulosa Tarantola, una regione della Grande Nube di Magellano, una delle galassie nane satelliti della Via Lattea. L’immagine combina dati da osservazioni multiple compiute con il telescopio spaziale Spitzer, la cui attività sta per cessare. La Nebulosa Tarantola fu uno dei primi obiettivi studiato con questo strumento nel 2003, dopo che venne messo in orbita, e dimostrò le sue capacità. Ancora una volta, Spitzer offre una vista delle strutture esistenti in quell’area e soprattutto dei tanti processi di formazione stellare in atto.
Conosciuta anche come 30 Doradus o con le sigle NGC 2070 e C 103, la Nebulosa Tarantola è un ottimo oggetto di studi per la sua relativa vicinanza, dato che è a circa 170.000 anni luce dalla Terra, e per l’intensa formazione stellare in atto in particolare in alcune sue regioni come l’ammasso aperto catalogato come R136. Vengono chiamate in gergo regioni starburst per l’intensa formazione stellare e in R136 ci sono oltre 40 stelle massicce, incluse alcune tra le più massicce conosciute, in un’area lunga meno di un anno luce. Le regioni starburst sono difficili da studiare in galassie lontane ma nella Grande Nube di Magellano è possibile esaminarne i dettagli.
Un articolo pubblicato nel gennaio 2018 sulla rivista “Science” riportava la quantità decisamente fuori dal normale di stelle massicce scoperte nella Nebulosa Tarantola. I meccanismi che innescano un’intensa formazione stellare nelle regioni starburst sono ancora poco chiari ed è il motivo per cui tanti strumenti sono stati puntati sulla Nebulosa Tarantola.
La formazione di stelle massicce è la caratteristica principale della Nebulosa Tarantola ma si tratta di stelle che consumano il loro idrogeno a ritmi elevatissimi e di conseguenza muoiono dopo non più di qualche decina di milioni di anni. Ciò significa che in quell’area ci sono anche supernove e quella catalogata come 1987A è la più celebre. Avvenne alla periferia della nebulosa e la sua onda d’urto continua a espandersi e a scontrarsi con polveri espulse durante l’agonia della stella progenitrice. Osservazioni condotte con il telescopio spaziale Spitzer nel 2006 mostrarono che quelle polveri sono composte soprattutto da silicati, fondamentali nella formazione di pianeti rocciosi. Anche le osservazioni delle conseguenze di 1987A continuano con vari strumenti per capire i processi in atto, pensando soprattutto al fatto che l’onda d’urto può comprimere nubi di gas e innescare la nascita di nuovi sistemi stellari.
La missione del telescopio spaziale Spitzer è giunta al termine ma i dati raccolti continueranno a essere esaminati per molti anni ancora. Le osservazioni della Nebulosa Tarantola continueranno a essere utili assieme a quelle condotte con altri strumenti per capire meglio i processi in atto al suo interno. Quest’immagine è stata creata in due lunghezze d’onda infrarosse che rappresentano colori diversi: il rosso nel suo cuore indica la presenza di gas molto caldi mentre le regioni blu indicano polveri composte da molecole organiche come gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA). Si tratta di un grande spettacolo cosmico ma anche di osservazioni utilissime per le ricerche scientifiche.