January 2020

Il telescopio spaziale Spitzer durante la preparazione (Foto NASA)

Il telescopio spaziale Spitzer della NASA ha terminato la sua missione con il suo spegnimento definitivo, avvenuto nella notte italiana. Lanciato il 15 agosto 2003, è stato uno strumento fondamentale per l’astronomia agli infrarossi in studi di vario genere che vanno da quelli di oggetti del sistema solare a quelli di galassie lontanissime passando per quelli di esopianeti.

La Nebulosa Tarantola (Immagine NASA/JPL-Caltech)

La NASA ha pubblicato una nuova immagine della Nebulosa Tarantola, una regione della Grande Nube di Magellano, una delle galassie nane satelliti della Via Lattea. L’immagine combina dati da osservazioni multiple compiute con il telescopio spaziale Spitzer, la cui attività sta per cessare. La Nebulosa Tarantola fu uno dei primi obiettivi studiato con questo strumento nel 2003, dopo che venne messo in orbita, e dimostrò le sue capacità. Ancora una volta, Spitzer offre una vista delle strutture esistenti in quell’area e soprattutto dei tanti processi di formazione stellare in atto.

Concetto artistico dell'esopianeta KELT-9b (Immagine NASA/JPL-Caltech)

Un articolo pubblicato sulla rivista “The Astrophysical Journal Letters” riporta uno studio dell’esopianeta KELT-9b con prove che le condizioni sono talmente estreme da arrivare a spezzare le molecole di idrogeno. Un team di ricercatori guidato da Megan Mansfield dell’Università di Chicago ha usato il telescopio spaziale Spitzer della NASA per trovare le prove che KELT-9b è un esempio estremo anche nella classe dei pianeti gioviani caldi per le condizioni esistenti sulla sua superficie. Non per nulla si tratta del pianeta più caldo conosciuto e sul lato diurno le molecole di idrogeno vengono spezzate per poi ricomporsi quando gli atomi si spostano sul lato notturno.

Una porzione di vista combinata Subaru/XMM-Newton con al centro una galassia morente (Immagine cortesia NAOJ/M. Tanaka)

Due articoli, uno pubblicato sulla rivista “The Astrophysical Journal Letters” e uno su “The Astrophysical Journal”, riportano i risultati di studi su antichissime galassie quiescenti, il che significa che avevano ridotto notevolmente o terminato la loro attività di formazione stellare. Due team di ricercatori con molti di loro in comune hanno usato dati raccolti con vari telescopi per studiare queste galassie e stabilire che vediamo la più antica com’era circa un miliardo e mezzo di anni dopo il Big Bang. Questi studi offrono nuove informazioni utili a migliorare i modelli di formazione delle galassie.

Concetto artistico di protostella massiccia

Un articolo pubblicato sulla rivista “Nature Astronomy” riporta l’osservazione di maser naturali che hanno rivelato un’ondata di calore nella protostella G358.93-0.03-MM1, o semplicemente G358-MM1. Un team di ricercatori guidato da Ross Burns del NAOJ (National Astronomical Observatory of Japan) che include anche Gabriele Surcis dell’INAF (Istituto nazionale di astrofisica) di Cagliari ha compiuto le rilevazioni come parte della rete di astronomi M2O (Maser Monitoring Organisation), specializzata nello studio di maser astrofisici per comprenderne la natura. Nel caso specifico, si tratta di una protostella massiccia e l’ondata di calore proveniente da essa conferma che questo tipo di stelle passa attraverso un processo di formazione non lineare.