È un successo il lancio della sonda spaziale Solar Orbiter per studiare il Sole e i suoi poli

La sonda spaziale Solar Orbiter al decollo su un razzo Atlas V (Foto ESA - S. Corvaja)
La sonda spaziale Solar Orbiter al decollo su un razzo Atlas V (Foto
ESA – S. Corvaja)

Poche ore fa la sonda spaziale Solar Orbiter è decollata su un razzo vettore Atlas V da Cape Canaveral. Dopo circa 53 minuti si è separata con successo dall’ultimo stadio del razzo e ha iniziato il lungo viaggio che la porterà fino a circa 42 milioni di chilometri dal Sole. Poco dopo ha regolarmente dispiegato i pannelli solari e ha cominciato a comunicare con il centro controllo missione.

La missione Solar Orbiter, a volte chiamata SolO, è una collaborazione tra ESA e NASA per cercare di ottenere alcune risposte a domande connesse all’attività solare. Il Sole non solo fornisce l’energia fondamentale per la vita sulla Terra ma genera anche l’eliosfera, la bolla in cui la densità del vento solare è maggiore di quella della materia interstellare. L’eliosfera costituisce un ambiente influenzato dal Sole in vari modi ancora non del tutto chiariti.

Dieci diversi strumenti verranno utilizzati per rilevazioni di varie emissioni solari che includono campi magnetici, particelle cariche di energia e plasma. Esse aiuteranno a capire l’origine del vento solare e del campo magnetico nella corona solare, della variabilità delle dimensioni dell’eliosfera, delle particelle cariche di energia prodotte nelle eruzioni solari e del funzionamento della dinamo solare con le sue conseguenze sull’eliosfera.

La sonda spaziale Solar Orbiter ha cominciato un lungo viaggio che, in circa un anno e mezzo, la porterà fino all’interno dell’orbita del pianeta Mercurio, dove comincerà la sua missione scientifica principale. La sua orbita finale sarà molto ellittica, tanto che il punto più lontano dal Sole sarà vicino all’orbita della Terra. La durata prevista è di 7 anni, durante i quali l’inclinazione dell’orbita verrà variata per uscire dal piano dell’eclittica e ottenere anche una vista dei poli del Sole.

Quando sarà all’interno dell’orbita di Mercurio, con il punto più vicino al Sole a circa 42 milioni di chilometri da esso, la sonda spaziale Solar Orbiter sarà esposta a un ambiente pieno di radiazioni, 13 volte superiori a quelle che riceve la Terra. Può fare molto caldo con le parti esposte al Sole che dovranno sopportare temperature anche superiori a 500° Celsius. Uno scudo termico è stato progettato appositamente per proteggerla. Anche i pannelli solari sono stati costruiti appositamente per funzionare in quell’ambiente usando tecnologie già sviluppate per un’altra missione dell’ESA, la BepiColombo e in particolare il Mercury Planetary Orbiter (MPO) in viaggio verso il pianeta Mercurio.

Il lavoro dalla sonda spaziale Solar Orbiter procederà assieme a quello di un’altra sonda solare ora in viaggio, la Parker Solar Probe della NASA, in una sinergia in cui i dati ottenuti dalle due missioni verranno messi assieme per ottenere risultati migliori.

La sonda spaziale Solar Orbiter durante la preparazione (Foto ESA – S. Corvaja)
La sonda spaziale Solar Orbiter durante la preparazione (Foto
ESA – S. Corvaja)

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