NASA

Il braccio robotico del Mars Rover Curiosity nella posizione in cui è rimasto bloccato dopo il corto circuito del 27 febbraio 2015 (Foto NASA/JPL-Caltech/MSSS)

La NASA ha confermato che il Mars Rover Curiosity ha ripreso a lavorare dopo il problema dovuto a un corto circuito transitorio di fine febbraio che aveva spinto il controllo missione a bloccarne l’attività. In particolare, il braccio robotico che era stato bloccato ha potuto finalmente depositare il campione di roccia polverizzata nell’interno di Curiosity per procedere alla sua analisi.

Il sistema di protezione del Mars Rover Curiosity aveva bloccato l’attività il 27 febbraio, il sol (giorno marziano) 911 della missione. Il team della NASA che gestisce Curiosity l’aveva lasciato fermo per evitare il rischio che il problema si aggravasse mentre veniva diagnosticato.

Concetto artistico che mostra il rimorchiatore spaziale Jupiter assieme al modulo cargo Exoliner e il braccio robotico di servizio vicino alla Stazione Spaziale Internazionale (Immagine cortesia Lockheed Martin. Tutti i diritti riservati)

Lockheed Martin ha annunciato il progetto della propria navicella spaziale privata che sarà tra i contendenti per ottenere il prossimo contratto di trasporto di carichi verso la Stazione Spaziale Internazionale per conto della NASA chiamato Commercial Resupply Services-2 (CRS-2). L’azienda propone una soluzione più sofisticata rispetto alle concorrenti perché non si tratta semplicemente di un cargo spaziale bensì di una combinazione di un rimorchiatore spaziale, chiamato Jupiter, riutilizzabile e di un modulo cargo chiamato Exoliner.

Le aurore su Ganimede, colorate in blu, viste dal telescopio spaziale Hubble sovraimpresse su un'immagine della luna di Giove scattata dalla sonda spaziale Galileo (Immagine NASA/ESA)

Il telescopio spaziale Hubble è stato utilizzato per studiare Ganimede, la più grande tra le lune di Giove, e in particolare le sue aurore. Analizzando le loro caratteristiche è stato possibile ottenere i maggiori indizi trovati finora dell’esistenza di un oceano di acqua salata liquida nel sottosuolo di Ganimede. Quest’oceano potrebbe contenere più acqua di quella esistente sulla superficie della Terra.

Uno spaccato di Encelado che illustra in maniera artistica le attività idrotermali del sottosuolo (Immagine NASA/JPL)

Un articolo appena pubblicato sulla rivista “Nature” illustra una ricerca basata sulle rilevazioni effettuate dalla sonda spaziale Cassini della NASA. Tra le tante informazioni fornite da quella missione c’è anche la prova che su Encelado, una delle lune di Saturno, ci sono segni della presenza di sorgenti idrotermali. Ciò significa che ci sono acque riscaldate da energia geotermica analoghe a quelle esistenti sulla Terra, dove abbonda la presenza di vari microrganismi, in particolare quelli conosciuti come estremofili.