È un successo il test suborbitale del mini-shuttle IXV dell’ESA

L'IXV al decollo in cima ad un razzo vettore Vega (Immagine ESA)
L’IXV al decollo in cima ad un razzo vettore Vega (Immagine ESA)

Oggi è stato compiuto il test suborbitale dell’IXV (Intermediate eXperimental Vehicle), una navicella sperimentale dell’ESA che ha lo scopo di verificare il funzionamento di alcune tecnologie di rientro. L’IXV è stato lanciato su un razzo vettore Vega nel lancio indicato come VV04 dal centro spaziale di Kourou, nella Guyana francese.

Lo scopo finale dell’ESA è di costruire una navicella spaziale in grado di rientrare sulla Terra in maniera autonoma. Nel corso degli anni, l’ESA ha costruito vari tipi di navicelle spaziali, comprese navicelle cargo, ma nessuna in grado di tornare sulla Terra. Per questo motivo, nel 2002 venne deciso di sviluppare le tecnologie necessarie in modo da poter costruire una navicella in grado di riportare carichi dalla Stazione Spaziale Internazionale o comunque da altre missioni in orbita.

Come suggerisce il nome, l’IXV è un veicolo intermedio, un prototipo che ha solo lo scopo di sviluppare le tecnologie necessarie al rientro di una navicella. Il prossimo passo consisterà nell’implementare quelle tecnologie in una navicella che potrà essere molto diversa. Ad esempio, un progetto è lo spazioplano PRIDE (Programme for Reusable In-orbit Demonstrator for Europe), che potrebbe essere usato per sviluppare tecnologie spaziali di vario tipo e condurre esperimenti scientifici in orbita.

In questo test suborbitale, l’IXV si è separato dall’ultimo stadio del razzo Vega circa 18 minuti dopo il lancio a circa 340 km di altitudine, ha raggiunto i 412 km di altitudine circa e a quel punto ha cominciato la manovra di rientro. Ha raggiunto una velocità di 27.000 km/h (7,5 km/s) per simulare le condizioni a cui è sottoposta una navicella che ritorna da un’orbita bassa.

Il sofisticato sistema di guida dell’IXV ha permesso alla navicella di volare attraverso l’atmosfera terrestre. Non si è trattato di una semplice discesa come per altre navicelle perché l’IXV è dotato di propulsori di manovra e di flap che gli permettono di modificare l’orientamento durante il volo. Assieme agli scudi termini, questi sistemi permettono all’IXV di sopportare il calore generato dall’attrito con l’atmosfera.

Nella parte finale del test, la discesa dell’IXV è stata frenata da un classico sistema di paracadute. L’IXV è stato lanciato dalla costa atlantica del Sud America, ha sorvolato l’Oceano Atlantico dirigendosi verso est, sopra il nord Africa e l’India. Poco più di 100 minuti dopo il lancio, è ammarato nell’Oceano Pacifico, dove la nave italiana Nos Aries è andata a recuperarlo.

L’ESA ha confermato che l’IXV è ammarato a ovest delle Galapagos senza problemi. Ora comincerà l’analisi dell’enormità di dati raccolti dal vasto sistema di sensori dell’IXV ma anche dagli esami della navicella che verranno fatti per verificarne lo stato. I risultati iniziali dovrebbero essere rilasciati entro sei settimane.

Vari dirigenti dell’ESA hanno comunque già manifestato soddisfazione per questo test. Era un test anche per il razzo Vega, un lanciatore ancora nuovo che ha offerto eccellenti prestazioni. Si tratta di un progetto per la maggior parte italiano con una collaborazione francese, più o meno come IXV, che è stato usato per la prima volta per lanciare una navicella diversa da un satellite.

Le tecnologie in fase di sviluppo anche grazie a IXV verranno implementate in altre navicelle solo fra vari anni. Oltre alle missioni spaziali, esse potrebbero trovare applicazioni in altri campi, come spesso succede alle tecnologie sviluppate per missioni spaziali. L’ESA cerca di essere all’avanguardia nei campi delle tecnologie portando progressi anche economici alle nazioni che ne fanno parte.

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