Un articolo pubblicato sulla rivista “Monthly Notices of the Royal Astronomical Society” descrive la rilevazione di variazioni nella luminosità delle celebri macchie bianche sul pianeta nano Cerere. Usando lo spettrografo HARPS all’Osservatorio dell’ESO di La Silla in Cile esse sono state osservate mostrando ad esempio una maggiore luminosità nel corso del giorno. Una spiegazione è che esse contengano materiali volatili che evaporano a causa della luce solare.
Nell’ultimo anno ci siamo abituati a leggere notizie su Cerere legate all’attività della sonda spaziale Dawn della NASA, che poco più di un anno fa è entrata nell’orbita del pianeta nano. I dati raccolti da Dawn hanno portato a proporre la teoria che le macchie bianche più grandi, all’interno del cratere chiamato Occator, fossero dovute alla presenza di sali. Tuttavia, secondo un team di scienziati italiani le cose potrebbero stare un po’ diversamente.
Paolo Molaro dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Trieste, il principale autore di questa ricerca, si è chiesto quali effetti delle macchie bianche potessero essere misurabili dalla Terra. La rotazione di Cerere determina un avvicinamento e un allontanamento delle macchie dalla Terra con effetti misurabili sullo spettro della luce solare che viene riflessa. Le misurazioni andavano effettuate con strumenti estremamente precisi perché l’effetto Doppler generato è minimo.
HARPS (High Accuracy Radial velocity Planet Searcher) viene generalmente utilizzato nella ricerca di esopianeti e nel loro studio. Tuttavia le sue caratteristiche lo rendono utile anche nello studio di corpi celesti all’interno del sistema solare, in questo caso il pianeta nano Cerere.
I ricercatori hanno utilizzato HARPS una prima volta il 30 luglio 2015 con una sequenza di 40 esposizioni da 780 secondi ciascuna e una seconda volta il 26 agosto con una sequenza di 29 esposizioni da 900 secondi ciascuna. Il 27 agosto era prevista una terza sequenza ma a causa del maltempo è stato possibile ottenere solo 5 esposizioni. La loro analisi ha rivelato risultati sorprendenti perché le variazioni nello spettro non erano solo quelle dovute all’effetto Doppler ma ce n’erano altre notevoli.
Secondo i ricercatori, queste variazioni potrebbero essere dovute alla presenza di materiali volatili che evaporano a causa della luce solare quando è giorno nell’area del cratere Occator. Tra le possibilità ci sono il ghiaccio d’acqua e solfati idrati di magnesio. Durante il giorno, questi materiali sublimano e formano una foschia che riflette notevolmente la luce solare. La quantità di materiali che la formano potrebbe cambiare in continuazione giustificando le variazioni.
Insomma, i misteri attorno alle macchie bianche di Cerere non sono ancora stati risolti definitivamente e anzi questa nuova ricerca ha aggiunto qualche dubbio sulla loro composizione anche se un sale viene nuovamente considerato. La sonda spaziale Dawn sta mappando il pianeta nano dalla sua orbita più bassa e continuerà a inviare dati ancora per parecchi mesi. Le osservazioni dalla Terra potranno continuare anche dopo la fine della missione della NASA.