Nuovi dettagli sui pianeti in formazione nel sistema HL Tauri

A sinistra una foto del sistema di HL Tauri scattata da ALMA, a destra l'agglomerato (clump) di polvere rilevato dal VLA (Immagine Carrasco-Gonzalez, et al.; Bill Saxton, NRAO/AUI/NSF)
A sinistra una foto del sistema di HL Tauri scattata da ALMA, a destra l’agglomerato (clump) di polvere rilevato dal VLA (Immagine Carrasco-Gonzalez, et al.; Bill Saxton, NRAO/AUI/NSF)

Un articolo sottoposto alla rivista “Astrophysical Journal Letters” descrive una ricerca sui pianeti in fase di formazione nel sistema HL Tauri. Un team internazionale ha utilizzato il radiotelescopio Karl G. Jansky Very Large Array (VLA) per osservare nuovi dettagli di quelle che sembrano essere le prime fasi dell’aggregazione di polveri e materiali vari attorno alla loro stella.

L’utilizzo del VLA per osservare il sistema HL Tauri non è casuale bensì dovuto al fatto che esso è diventato una sensazione nel campo dell’astronomia dopo essere stato studiato usando il radiotelescopio ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array). Dopo il primo studio effettuato nel 2014 c’era scetticismo riguardo alla presenza di pianeti in formazione perché la stella sembrava troppo giovane ma un secondo studio effettuato nel 2015 aveva portato nuove prove.

ALMA è uno strumento favoloso ma è stato costruito per osservazioni a lunghezze d’onda millimetriche e submillimetriche. Ciò costituisce un problema per ricerche come questa perché nell’area più interna del disco di polvere attorno alla stella HL Tauri la polvere più densa è opaca a quelle onde radio. Ecco il motivo per cui questa nuova ricerca è stata effettuata utilizzando il VLA, che è in grado di rilevare onde radio di lunghezza maggiore, che non vengono filtrate allo stesso modo dalla polvere.

Il risultato è che il VLA ha rilevato onde radio a una lunghezza d’onda di 7 millimetri. Esse hanno mostrato l’area più interna del disco di polvere attorno a HL Tauri con dettagli maggiori rispetto ad ALMA. In particolare, il VLA ha mostrato un agglomerato di polvere la cui massa è stata stimata tra le 3 e le 8 masse terrestri. Molto probabilmente quello è il primo stadio di esistenza di un protopianeta, osservato in quest’occasione per la prima volta.

Analizzando i dati raccolti con il VLA i ricercatori hanno concluso che nella regione interna del disco protoplanetario ci sono grani di polvere con un diametro attorno al centimetro. In quella zona si potrebbero formare pianeti rocciosi, come la Terra, grazie alla progressiva crescita degli agglomerati.

Carlos Carrasco-Gonzalez dell’Istituto di Radio Astronomia e Astrofisica dell’Università Nazionale Autonoma del Messico, il principale autore dell’articolo, ha sottolineato l’importanza di questa scoperta. Ha fatto notare che gli astronomi hanno già potuto osservare stelle nelle varie fasi della loro vita ma ciò non era mai successo con un pianeta. In sostanza, si tratta di un altro passo avanti nella nostra comprensione di questo tipo di processo.

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