
Un articolo pubblicato sulla rivista “Nature Astronomy” descrive la rilevazione di nanodiamanti attorno a tre sistemi stellari neonati nella Via Lattea. Un team di ricercatori guidati dall’astronoma Jane Greaves dell’Università gallese di Cardiff ha usato il Green Bank Telescope (GBT) per osservare il sistema V892 Tau e l’Australia Telescope Compact Array (ATCA) per osservare i sistemi HD 97048 e MWC 297 ottenendo le prime chiare rilevazioni di emissioni anomale di microonde concludendo che i nanodiamanti ne sono la fonte.
Le emissioni anomale di microonde (in inglese anomalous microwave emission, AME) sono una luce debole e anomala alle frequenze delle microonde osservata in alcune regioni della Via Lattea a partire da quasi 20 anni fa con picchi a decine di GigaHertz. Tra le varie ipotesi sulle fonti di quelle emissioni gli idrocarburi aromatici policiclici (in inglese polycyclic aromatic hydrocarbon, PAH) sembravano la più probabile ma una nuova ricerca potrebbe puntare sui nanodiamanti.
Diamanti idrogenati, cioè arricchiti di atomi di idrogeno, centinaia di migliaia di volte più piccoli di granelli di sabbia possono formarsi naturalmente nei dischi protoplanetari che ruotano attorno a stelle neonate e dai quali si formano pianeti e altri corpi celesti minori in un sistema stellare. I radiotelescopi possono rilevare le frequenze delle emissioni anomale di microonde perciò GBT e ATCA erano adatti per questo tipo di ricerca.
I sistemi stellari V892 Tau, HD 97048 e MWC 297 sono molto giovani perciò possiedono dischi protoplanetari. In quei sistemi sono state rilevate emissioni anomale di microonde, le prime chiare rilevazioni di quel tipo provenienti da dischi protoplanetari. Si trattava di perfetti oggetti per indagini che Jane Greaves ha paragonato a quelle di Sherlock Holmes per la necessità di eliminare l’impossibile per arrivare al “colpevole”.
Le emissioni infrarosse provenienti da quei sistemi corrisponde alla “firma” dei nanodiamanti. Altri dischi protoplanetari osservati mostrano le emissioni infrarosse tipiche degli idrocarburi aromatici policiclici ma non mostrano alcun segno di emissioni anomale di microonde. Insomma, sembra che i nanodiamanti siano i responsabili di quelle emissioni.
La formazione di nanodiamanti in dischi protoplanetari è un fenomeno conosciuto sempre meglio nel corso del tempo, ora gli strumenti disponibili hanno dato la possibilità di collegarlo alle emissioni anomale di microonde. Secondo gli astronomi, l’1-2% del carbonio presente nei dischi protoplanetari forma nanodiamanti, una quantità sufficiente a causare emissioni visibili a molti anni luce di distanza.
Si tratta di una quantità davvero enorme ma probabilmente quei nanodiamanti non hanno un grande valore. Non è solo una questione di dimensioni ma anche di condizioni in cui si formano, in cui è probabile che li portino ad avere molti più difetti rispetto ai diamanti che si formano sulla Terra. Insomma, anche se li potessimo raccogliere non sarebbero adatti come regali ma rimangono interessanti dal punto di vista scientifico.