È un successo il lancio della Parker Solar Probe per andare a toccare la corona solare

La Parker Solar Probe al decollo su un razzo Delta IV Heavy (Foto NASA/Bill Ingalls)
La Parker Solar Probe al decollo su un razzo Delta IV Heavy (Foto NASA/Bill Ingalls)

Poco fa la sonda spaziale Parker Solar Probe è partita su un razzo vettore Delta IV Heavy dalla base di Cape Canaveral. Dopo poco più di 43 minuti si è separata con successo dall’ultimo stadio del razzo e si è immessa sulla sua rotta che la porterà ad avvicinarsi progressivamente al Sole per studiarlo da vicino.

Il progetto della Parker Solar Probe è nato negli anni ’90 per poi essere riproposto in modo un po’ diverso e con nomi diversi dopo le importanti modifiche nei programmi della NASA decise nel decennio scorso. I piani per una sonda solare sono stati modificati nel tempo fino ad arrivare a quello finale, con il nome scelto in onore dell’astrofisico Eugene Parker, che diede una serie di contributi allo studio del Sole, a cominciare dalla scoperta del vento solare.

La Parker Solar Probe sarà la prima navicella spaziale a volare nella corona solare. In quel modo, potrà determinare la struttura e le dinamiche del campo magnetico di quell’area dell’atmosfera del Sole e fornire soluzioni ai misteri ancora esistenti sui processi coinvolti nell’accelerazione e nel riscaldamento della corona e del vento solare.

Da molti anni la NASA è all’avanguardia nello studio del Sole ma tipicamente lo fa con strumenti al suolo o a bordo di satelliti in orbita attorno alla Terra. Stavolta l’obiettivo è più ambizioso e senza precedenti perché la Parker Solar Probe si avvicinerà pian piano al Sole fino a toccare la sua atmosfera. La distanza sarà comunque di quasi 6 milioni di chilometri dalla superficie ma si tratta già di un’area molto calda.

Il problema è che la Parker Solar Probe deve avvicinarsi al Sole continuando a orbitare attorno ad esso in maniera stabile senza venire inghiottita dalla nostra stella. La navicella è dotata di uno spesso scudo fatto di un materiale basato sul carbonio per resistere a temperature che si avvicineranno ai 1.400° Celsius al massimo avvicinamento ma neppure quello potrebbe salvarla se finisse sulla superficie del Sole, dove le temperature si avvicinano ai 6.000° Celsius, o anche nelle aree della corona in cui la temperatura raggiunge qualche milione di gradi Celsius. Quelle temperature elevatissime costituiscono uno dei misteri ancora da risovere.

Per ottenere l’obiettivo pianificato, la Parker Solar Probe è stata lanciata sul potentissimo razzo Delta IV Heavy, il più potente disponibile per fornirle un’energia iniziale adeguata dato che il Falcon Heavy di SpaceX ha compiuto solo un lancio perciò non era possibile prenderlo in considerazione. Generalmente il Delta IV Heavy usa due stadi ma in quest’occasione ne è stato aggiunto un terzo per dare alla sonda una spinta extra.

Il razzo invierà la sonda fuori dall’orbita terrestre con una velocità che sarà già elevata per un lungo viaggio che sfrutterà alcuni passaggi ravvicinati al pianeta Venere con un effetto di fionda gravitazionale per aggiustarne la velocità. Questa complessa serie di manovre la porterà nel 2024 a toccare la corona del Sole.

Il primo avvicinamento al Sole della Parker Solar Probe avverrà nel novembre 2018 e i primi dati verranno trasmessi poche settimane dopo. La Parker Space Probe sarà ancora lontana dalla distanza minima dal Sole prevista nel corso della sua missione ma potrebbe già fornire informazioni utili. L’attività solare ha una notevole influenza sulla Terra e sui satelliti in orbita ed è per questo che la NASA sta investendo molto da decenni per studiarla.

La Parker Solar Probe durante la preparazione (Foto NASA/Leif Heimbold)
La Parker Solar Probe durante la preparazione (Foto NASA/Leif Heimbold)

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