Missione SpX-DM1 compiuta: la navicella spaziale Crew Dragon di SpaceX è tornata sulla Terra

La navicella spaziale Crew Dragon alla conclusione del test SpX-DM1 (Immagine NASA TV)
La navicella spaziale Crew Dragon alla conclusione del test SpX-DM1 (Immagine NASA TV)

Poco fa la navicella spaziale Crew Dragon di SpaceX ha concluso la sua missione SpX-DM1 (SpaceX Demonstration Mission 1) o SpaceX Demo-1 per conto della NASA ammarando senza problemi nell’Oceano Atlantico al largo delle coste della Florida. La Crew Dragon aveva lasciato la Stazione Spaziale Internazionale qualche ora fa, nella mattina italiana.

La navicella spaziale Crew Dragon ha compiuto in maniera autonoma le manovre di sganciamento del modulo Harmony della Stazione Spaziale Internazionale proprio come le manovre di attracco. L’operazione di oggi è stata più semplice ma comunque è necessario che sia condotta in modo perfetto. Successivamente, nel corso della discesa nell’atmosfera terrestre, la Crew Dragon ha sganciato la parte chiamata in gergo tronco, la sezione non pressurizzata. Solo la sezione pressurizzata, che se in buone condizioni verrà riutilizzata, è tornata sulla Terra portando con sé circa 140 kg di carichi in campioni raccolti durante varie ricerche condotte sulla Stazione conservati in freezer.

Poco dopo l’ammaraggio, la nave di SpaceX chiamata “Go Searcher” è andata a recuperare la Crew Dragon per trasportarla fino alla costa. La navicella spaziale aveva raggiunto la Stazione Spaziale Internazionale il 3 marzo 2019. Una nuova mole di dati registrati dagli strumenti di bordo e dai sensori collegati all’Anthropomorphic Test Device (ATD) soprannominato Ripley è stata aggiunta a quella già esistente. La Crew Dragon verrà ispezionata per verificare che abbia completato la sua missione in uno stato compatibile con il ritorno in perfetta salute degli astronauti che in futuro ci voleranno.

Il test SpX-DM1 era fondamentale per valutare le prestazioni della navicella spaziale Crew Dragon ma ce ne saranno altri prima che la NASA autorizzi il primo volo con astronauti a bordo. In particolare, sarà necessario compiere un test di interruzione in volo in cui SpaceX farà esplodere un proprio razzo per verificare il corretto funzionamento dei sistemi di emergenza che avranno il compito di portare in salvo gli astronauti in caso di malfunzionamenti precedenti alla separazione della Crew Dragon dal secondo stadio del razzo Falcon 9.

Ci sono anche alcuni altri problemi tecnici da risolvere per assicurare un funzionamento ottimale dei propulsori della navicella spaziale Crew Dragon e i sistemi di bordo devono essere completati. Ciò significa che per riuscire a cominciare la prima missione con astronauti a bordo nel luglio 2019 i risultati del test SpX-DM1 e di quelli successivi devono essere positivi e tutto a bordo deve funzionare adeguatamente.

In sostanza, la programmazione attuale non è certa ma saranno necessari ancora vari passi prima che gli USA abbiano nuovamente a disposizione una navicella spaziale per il trasporto di astronauti dopo la fine del programma Space Shuttle. Il test SpX-DM1 è comunque storico perché sta aprendo una nuova era nel programma spaziale americano dato che la NASA ha lasciato lo sviluppo di nuove navicelle ad aziende private.

La navicella spaziale Crew Dragon dopo aver lasciato la Stazione Spaziale Internazionale nel test SpX-DM1 (Immagine NASA TV)
La navicella spaziale Crew Dragon dopo aver lasciato la Stazione Spaziale Internazionale nel test SpX-DM1 (Immagine NASA TV)

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *