
Poche ore fa la navicella spaziale Soyuz MS-14, partita mercoledi scorso dal cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan, ha raggiunto la Stazione Spaziale Internazionale. Il test di integrazione con il razzo Soyuz 2.1a ha avuto successo e la navicella è arrivata a destinazione, anche se con qualche giorno di ritardo dopo l’interruzione del primo tentativo di attracco.
In origine la navicella spaziale Soyuz MS-14 doveva attraccare al modulo Poisk della Stazione Spaziale Internazionale ma un problema in un amplificatore del segnale del sistema Kurs per l’attracco automatico aveva costretto a interrompere l’avvicinamento. A quel punto, è stato deciso di spostare la Soyuz MS-13 guidandola manualmente verso il modulo Poisk lasciando libero l’attracco al modulo Zvezda dopo che l’amplificatore installato su di esso è stato testato ed è risultato perfettamente funzionante.
Normalmente, dopo l’attracco di una navicella spaziale Soyuz cominciano le procedure che portano all’apertura del portello. La pressione dell’aria tra navicella e Stazione viene bilanciata e l’equipaggio a bordo della navicella entra nella Stazione. Stavolta le procedure possono essere più lente perché la Soyuz MS-14 è senza equipaggio ed è stata utilizzata come cargo spaziale.
L’astronauta dell’ESA Luca Parmitano attendeva Mini-Euso (Multiwavelength Imaging New Instrument of Extreme Universe Space Observatory), uno degli esperimenti astronomici condotti dall’ASI (Agenzia Spaziale Italiana) negli ultimi anni, in questo caso in collaborazione con l’agenzia spaziale russa Roscosmos. Si tratta di un telescopio di nuova generazione per gli ultravioletti con un’ottica basata su lenti di Fresnel che avrà il compito di monitorare le emissioni notturne dal suolo e dall’atmosfera terrestre per creare una mappa notturna della Terra a quelle lunghezze d’onda. Anche le emissioni ultraviolette provenienti dallo spazio verranno monitorate per studiare meteoriti e detriti spaziali ma anche per ricerche di emissioni provenienti da possibili particelle rare.
La navicella spaziale Soyuz MS-14 rimarrà attraccata alla Stazione Spaziale Internazionale per quasi due settimane per poi tornare sulla Terra il 6 settembre. Anche questa seconda parte della missione verrà utilizzata per compiere test ai sistemi di bordo che saranno utili nel corso dei prossimi sviluppi in particolare dei prossimi cargo spaziali, chiamati Soyuz GVK. I cargo spaziali russi Progress si disintegrano nell’atmosfera terrestre alla fine dela loro missione, ora l’agenzia spaziale Roscosmos sta sviluppando il nuovo cargo spaziale integrando i componenti delle navicelle Soyuz necessari all’atterraggio per poter riportare carichi sulla Terra.
Permalink