January 2020

Concetto artistico di pianeta sub-nettuniano (Immagine NASA/ESA/G. Bacon (STScI)/L. Kreidberg & J. Bean (U. Chicago)/H. Knutson (Caltech) )

Un articolo pubblicato sulla rivista “The Astrophysical Journal Letters” offre una spiegazione all’abbondanza di pianeti di tipo sub-nettuniano scoperta rispetto ai giganti gassosi. Un team di ricercatori guidato da Edwin Kite dell’Università di Chicago ha studiato le caratteristiche di questi pianeti offrendo come spiegazione quella che hanno chiamato crisi di fugacità in riferimento al termine che misura quanto più facilmente un gas si dissolve in una miscela di quanto ci si aspetterebbe in base alla pressione. Nel caso dei pianeti sub-nettuniani, i gas nella loro atmosfera si dissolvono nell’oceano di magma che probabilmente ricopre la superficie del loro nucleo roccioso.

Un enorme anello di idrogeno attorno alla galassia AGC 203001

Un articolo pubblicato sulla rivista “Monthly Notices of the Royal Astronomical Society” riporta la scoperta di un gigantesco anello di idrogeno neutro che circonda una “galassia spenta” catalogata come AGC 203001. Un team di astronomi del National Centre for Radio Astrophysics (NCRA) a Pune, India, ha usato il Giant Metrewave Radio Telescope (GMRT) per osservare quell’anello, molto più grande della galassia stessa con un diametro di circa 380.000 anni luce, il quadruplo della Via Lattea. La collaborazione di astronomi francesi ha permesso un ulteriore studio con il Canada-France-Hawaii-Telescope (CFHT) alle Hawaii, USA, che non ha trovato segni di stelle associate all’anello, una stranezza considerando che una struttura del genere sembra perfetta come culla di nuove stelle.

Concetto artistico di blazar (Immagine cortesia M. Weiss/CfA)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Monthly Notices of the Royal Astronomical Society” riporta uno studio sul blazar CTA 102. Un team di ricercatori ha usato dati che attraversano lo spettro elettromagnetico dalle onde radio ai raggi gamma rilevati da una serie di telescopi spaziali e al suolo. Essi hanno permesso di monitorare la variabilità di CTA 102 tra il 2013 e il 2017 ed eventi come la notevole attività di emissioni di raggi gamma tra il novembre 2016 e il febbraio 2017, diventata davvero esplosiva in quattro occasioni con un picco raggiunto il 28 dicembre 2016.