ESO

Le galassie NGC 1300, NGC 1087 e NGC 3627 in alto, NGC 4254 e NGC 4303 in basso

L’ESO ha pubblicato alcune immagini create nel corso del progetto PHANGS usando lo strumento MUSE sul VLT. Si tratta di immagini di galassie nell’universo vicino nelle quali i ricercatori del progetto PHANGS hanno cercato di individuare culle stellari. Lo scopo è di ottenere risposte alle domande ancora esistenti sulla formazione delle stelle. Per questo motivo, l’indagine condotta con lo strumento MUSE è una parte di un progetto più grande che include altre indagini parallele condotte con il radiotelescopio ALMA e il telescopio spaziale Hubble.

Betelgeuse vista dallo strumento SPHERE

Un articolo pubblicato sulla rivista “Nature” riporta uno studio sull’affievolimento della stella Betelgeuse avvenuto tra la fine del 2019 e il primo trimestre del 2020 che aveva fatto pensare che la sua esplosione in supernova fosse imminente. Un team di ricercatori guidato da Miguel Montargès della Katholieke Universiteit Leuven, in Belgio, ha usato il VLT dell’ESO per ottenere nel dicembre 2019 immagini di Betelgeuse da confrontare con una del gennaio 2019 e con altre immagini sucessive. I risultati confermano quelli di uno studio precedente concludendo che una gigantesca massa di plasma caldissimo si è sollevata dalla superficie di Betelgeuse. Il plasma si è allontanato, raffreddandosi e trasformandosi in polvere che ha coperto pare della stella riducendone la luminosità fino a un terzo del normale.

Il sistema di SU Aurigae (mmagine ESO/Ginski et al.)

Un articolo pubblicato sulla rivista “The Astrophysical Journal Letters” riporta una ricerca sulla giovanissima stella SU Aurigae, o semplicemente SU Aur, e sul disco protoplanetario attorno ad essa. Un team di ricercatori ha utilizzato nuove osservazioni condotte con lo strumento SPHERE sul VLT combinandole con vecchie osservazioni condotte con lo strumento NaCo, sempre sul VLT, con il telescopio spaziale Hubble e con il radiotelescopio ALMA per studiare il disco. Esso possiede una sorta di coda di polvere che arriva da una nebulosa che probabilmente è il risultato di una collisione tra la stella e una nube di gas e polveri.

Concetto artistico di buco nero supermassiccio circondato da galassie in una ragnatela cosmica (Immagine ESO/L. Calçada)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Astronomy & Astrophysics Letters” riporta uno studio su un gruppo di sei galassie che circondano un buco nero supermassiccio i quali risalgono a un’epoca primordiale in cui l’universo aveva meno di un miliardo di anni. Un team di ricercatori guidato da Marco Mignoli dell’INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica) di Bologna che include altri scienziati dell’INAF ha usato il Very Large Telescope (VLT) dell’ESO e il Large Binocular Telescope (LBT) per osservare quella struttura che è risultata complessa in quanto include filamenti di materia che si estendono per una distanza oltre 300 volte le dimensioni della Via Lattea. Il gas che si addensa in quella struttura forma quelli che sono stati paragonati ai fili di una ragnatela e quel gas potrebbe essere il responsabile dello sviluppo di un buco nero supermassiccio in un’epoca così remota.

La galassia NGC 1365 vista da MUSE (Immagine ESO/TIMER survey)

L’ESO ha pubblicato un’immagine della galassia NGC 1365, conosciuta anche come La Grande Galassia a spirale barrata, catturata con lo strumento MUSE montato sul VLT in Cile. Il soprannome è dovuto alla sua particolare forma con due strutture che dal suo centro si estendono fino al suo esterno. Si tratta di un tipo di galassia poco comune dato che circa il 15% delle galassie vi appartiene mentre quelle a spirale sono comuni. In questo caso c’è una seconda barra all’interno di quella principale. Le osservazioni condotte con MUSE potranno aiutare a capire le dinamiche tra le stelle di NGC 1365 e il suo buco nero supermassiccio.