La NASA ha annunciato la fine della missione del suo telescopio spaziale Kepler dopo che ha esaurito il propellente necessario a orientarlo verso le varie aree del cielo da osservare. Quest’evento non è una sorpresa perché già nell’agosto 2018 erano iniziati i problemi ai propulsori di manovra dovuti alla scarsità dell’idrazina usata come propellente. Ora è stato “parcheggiato” nella sua orbita eliocentrica in cui gira attorno al Sole ed essendo un’orbita stabile continuerà a farlo per un tempo molto lungo.
Lanciato il 7 marzo 2009 su un razzo Delta II, il telescopio spaziale Kepler è il frutto di un progetto iniziato anni prima che i primi esopianeti venissero scoperti. Dopo il periodo di test, il 13 maggio 2009 cominciò il suo lavoro scientifico, principalmente come cacciatore di pianeti usando il metodo del transito, il che significa che rilevava il piccolissimo calo nella luminosità di una stella dovuto a un pianeta che le passa di fronte.
Nel corso della sua missione primaria, il telescopio spaziale Kepler ha cominciato a trovare candidati esopianeti in un’area di cielo che include circa 150.000 stelle. Successivamente i candidati sono stati esaminati per verificare che non si trattasse di falsi positivi dovuto a variazioni nella luminosità delle stelle non legata al transito di pianeti.
Nel 2012 la missione è stata estesa ma sono anche cominciati i problemi alle ruote di reazione, il sistema giroscopico che permette un’elevata accuratezza nel puntamento di Kepler senza ricorrere ai propulsori di manovra. Tre ruote erano necessarie per mantenere l’assetto in modo da avere la sufficiente accuratezza ma nel 2012 e 2013 due delle quattro si erano guastate.
Gli ingegneri della NASA pianificarono una nuova missione per il telescopio spaziale Kepler che permettesse di utilizzarlo anche con due ruote di reazioni funzionanti e, dopo una fase di test, nel maggio 2014 la missione chiamata K2 o “Second Light” venne approvata. Con un’accuratezza comunque vicina a quella precedente, la missione K2 è iniziata estendendo gli obiettivi a un totale di circa 500.000 stelle. La missione K2 è stata estesa per altri tre anni nel 2016 con la previsione che si sarebbe trattato dell’estensione finale perché il propellente usato dai propulsori di manovra sarebbe stato esaurito prima del 2019.
Le ultime campagne di osservazione del telescopio spaziale Kepler sono state problematiche proprio perché il propellente era ormai agli sgoccioli. Il 19 ottobre 2018, nel corso di uno dei collegamenti programmati tra il telescopio spaziale Kepler e il Deep Space Network usato dalla NASA per scaricare i dati raccolti, è arrivata la scoperta che esso era entrato in una modalità di spegnimento (sleep mode) dovuta alla mancanza di propellente.
I 2.600 esopianeti scoperti dal telescopio spaziale Kepler nel corso delle sue missioni rappresentano solo una parte di un’eredità straordinaria e di un successo che è andato anche oltre le aspettative rivoluzionando la branca dell’astronomia dedicata agli esopianeti. Infatti, ci sono ancora quasi 2.900 candidati esopianeti da esaminare e nel corso delle sue missioni Kepler ha raccolto informazioni sulle stelle osservate che possono essere utili anche per altre ricerche astronomiche. In sostanza, i dati raccolti da Kepler verranno esaminati per molti anni ancora.
Il 18 aprile 2018 è stato lanciato il telescopio spaziale TESS, l’erede di Kepler come cacciatore di esopianeti della NASA. Anche altri strumenti stanno cercando esopianeti e vari progetti porteranno ulteriori progressi a questa branca dell’astronomia ma Kepler rimarrà una pietra miliare nella ricerca di strani, nuovi mondi.
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