February 2022

Il blazar OJ 287 osservato a diverse lunghezze d'onda da RadioAstron, GMVA e VLBA

Un articolo pubblicato sulla rivista “The Astronomical Journal” riporta osservazioni del blazar OJ 287 condotte combinando diversi radiotelescopi in varie aree del mondo e l’antenna RadioAstron nello spazio. Un team di ricercatori che include Gabriele Bruni dell’INAF (Istituto nazionale di astrofisica) di Roma ha ottenuto in questo modo le immagini alla più alta risoluzione ottenuta finora di OJ 287. Esse confermano la presenza di due buchi neri supermassicci ad alimentare il nucleo galattico attivo, uno dei motivi per cui questo blazar è da molto tempo al centro dell’interesse di molti scienziati.

L'ammasso globulare M14 (Image NOIRLab/NSF/AURA)

Un articolo pubblicato sulla rivista “The Astrophysical Journal” riporta i risultati di osservazioni dell’ammasso globulare M14. Un team di astronomi guidato da Francesca D’Antona dell’INAF (Istituto nazionale di astrofisica) di Roma ha usato il telescopio spaziale Hubble per studiare M14 scoprendo che oltre un terzo delle stelle di M14 contiene una quantità di elio mai osservata fuori dagli ammassi globulari dato che ha picchi superiori al 30% della loro massa. Secondo i ricercatori, la spiegazione più probabile è che si tratti di stelle di seconda generazione che hanno inghiottito l’elio espulso da stelle di prima generazione durante la loro agonia.

Concetto artistico dell'esopianeta TOI 560.01 con la sua stella (Immagine Adam Makarenko (Keck Observatory))

Due articoli pubblicati sulla rivista “The Astronomical Journal” riportano studi su altrettanti esopianeti del tipo mini-Nettuno che stanno perdendo la loro atmosfera. Due team guidati da Michael Zhang con altri membri in comune hanno usato il telescopio spaziale Hubble per studiare l’esopianeta HD 63433c e l’Osservatorio Keck alle Hawaii per studiare l’esopianeta TOI 560.01, conosciuto anche come HD 73583b. In entrambi i casi, il telescopio spaziale XMM-Newton è stato usato per studiare le emissioni ad alta energia provenienti dalle loro stelle e dal deflusso di gas dalle atmosfere. Le osservazioni di gas che si disperde nello spazio è una conferma alla teoria che i mini-Nettuno possono trasformarsi in super-Terre alla fine di quella perdita.

Una mappa della radiazione cosmica di fondo con le apparenti anisotropie

Un articolo pubblicato sulla rivista “The Astrophysical Journal Letters” offre una soluzione a due dei maggiori problemi attualmente esistenti nel campo della cosmologia. Prabhakar Tiwari, Rahul Kothari e Pankaj Jain propongono i cosiddetti modi che superano l’orizzonte (in inglese superhorizon modes): modi nel senso di componenti cosmiche e l’orizzonte è quello dell’universo osservabile. I ricercatori ritengono che possano spiegare perché l’universo ci appare non del tutto omogeneo e la cosiddetta tensione derivante da valori della velocità di espansione dell’universo troppo diversi derivanti da diversi metodi per calcolarli.

Plutone e Sputnik Planitia

Un articolo pubblicato sulla rivista “Journal of Geophysical Research: Planets” riporta uno studio che affronta ancora una volta la questione della possibilità che il pianeta nano Plutone abbia o almeno abbia avuto in passato un oceano sotterraneo. P. J. McGovern, O. L. White e P. M. Schenk hanno usato dati raccolti dalla sonda spaziale New Horizons della NASA per analizzare in particolare le caratteristiche geologiche di Sputnik Planitia, un vasto bacino che costituisce la parte occidentale della regione a forma di cuore di Plutone. I risultati sono importanti per valutare ad esempio lo spessore della sua litosfera e come si è formato questo pianeta nano.