Massimo Luciani

L'ammasso galattico MACS J0416.1–2403 osservato dal telescopio spaziale Hubble (Immagine NASA, ESA and the HST Frontier Fields team (STScI))

Un team internazionale di astronomi guidato da Hakim Atek dell’Ecole Polytechnique Fédérale di Losanna, in Svizzera, ha utilizzato il telescopio spaziale Hubble per osservare oltre 250 galassie nane che esistevano tra i 600 e i 900 milioni di anni dopo il Big Bang. Si tratta di uno dei più vasti campioni di galassie nane scoperte finora risalenti a un’epoca così remota e ci permette di dare un’occhiata all’universo quando era molto giovane fornendoci informazioni utili a capire la sua evoluzione.

Rappresetnazione artistica della coppia VFTS 352 (Immagine ESO/L. Calçada)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Astrophysical Journal” descrive una ricerca su una coppia di stelle davvero particolare. Il sistema binario chiamato VFTS 352 è infatti composto da due stelle che si toccano e queste stelle sono le più grandi finora scoperte in questa situazione. Un team internazionale di astronomi ha usato il VLT (Very Large Telescope) dell’ESO per osservare questa stella doppia, anche per cercare di capire che tipo di evoluzione potrebbe avere.

Concetto artistico degli innumerevoli pianeti come la Terra che devono ancora nascere (Immagine NASA, ESA, and G. Bacon (STScI))

Un articolo appena pubblicato sulla rivista “Monthly Notices of the Royal Astronomical Society” descrive una ricerca sulla storia e sul futuro della formazione di pianeti simili alla Terra. Un team guidato da Peter Behroozi dello Space Telescope Science Institute (STScI) ha utilizzato dati raccolti dai telescopi spaziali Hubble e Kepler per valutare il ritmo di formazione di pianeti di tipo terrestre. La conclusione è che solo l’8% dei pianeti potenzialmente abitabili esisteva quando è nato il nostro sistema solare.

Fotografia della Mangala Valles su Marte scattata dalla sonda spaziale Mars Express (Foto ESA/DLR/FU Berlin)

L’analisi di fotografie della regione di Marte conosciuta come Mangala Valles ha portato a concludere che fu l’attività vulcanica a generare il calore che causò alluvioni catastrofici attraverso lo scioglimento di ghiacciai. Le fotografie sono state scattate dalla sonda spaziale Mars Express dell’ESA il 12 luglio 2015 appena a sud della valle conosciuta come Minio Vallis, una parte del sistema di canali della Mangala Valles, vicino all’equatore nell’emisfero occidentale del pianeta rosso.

L'area attorno al polo nord di Encelado con i suoi tanti crateri fotografata dalla sonda spaziale Cassini (Foto NASA/JPL-Caltech/Space Science Institute)

Nei giorni scorsi la sonda spaziale Cassini ha compiuto uno dei voli più ravvicinati a Encelado, una delle lune di Saturno, passando a una distanza di circa 1.840 chilometri dalla sua superficie. Le prime foto ricevute dal centro controllo missione mostrano che il polo nord di Encelado ha molte fratture nella crosta di ghiaccio che copre questa luna ma ci sono anche crepe sottili che lo attraversano e molti crateri attorno ad esso.