Scoperti ghiacciai esposti su Marte

Pendenza di un ghiacciaio in blu nella vista colorata (Immagine NASA/JPL-Caltech/UA/USGS)
Pendenza di un ghiacciaio in blu nella vista colorata (Immagine NASA/JPL-Caltech/UA/USGS)

Un articolo pubblicato sulla rivista “Science” descrive la scoperta di otto aree sul pianeta Marte in cui l’erosione del suolo ha rivelato la presenza di grandi ghiacciai. Un team di ricercatori ha localizzato e studiato le aree grazie alla macchina fotografica High Resolution Imaging Science Experiment (HiRISE) della sonda spaziale Mars Reconnaissance Orbiter (MRO) della NASA. Le scarpate generate dall’erosione offrono nuove informazioni sulla struttura stratificata di quei ghiacciai e di conseguenza della storia climatica del pianeta rosso.

L’abbondanza di acqua su Marte è nota da tempo, il problema è che generalmente servono studi geologici approfonditi per trovare le tracce lasciate alcuni miliardi di anni fa da fiumi, laghi e mari perché alle condizioni esistenti oggi sul pianeta l’acqua è ghiacciata e soprattutto è sepolta. A volte le analisi delle foto e di altri dati rilevati dalle sonde spaziali in orbita attorno Marte permettono di scoprire depositi di ghiaccio come ad esempio ai poli, a Utopia Planitia o nei Colles Nili ma c’è un pianeta intero da esaminare.

Stavolta un team guidato da Colin Dundas all’Astrogeology Science Center della U.S. Geological Survey ha analizzato le immagini catturate dalla sonda spaziale MRO in diversi momenti rilevando la presenza di ghiacciai esposti a causa dell’erosione del terreno. Le fratture si stanno allargando perché l’atmosfera di Marte è oggi rarefatta perciò anche alle temperature molto basse che si trovano alle latitudini mediane delle aree studiate il ghiaccio esposto sublima, seppure lentamente.

Quei ghiacciai si sono probabilmente formati con un progressivo accumulo di acqua quasi pura in seguito ad nevicate antiche ma non troppo visto che in quelle aree non ci sono molti crateri. Quei ghiacciai sono normalmente ricoperti da uno strato di uno o due metri di roccia e polvere mescolate al ghiaccio, che agisce come una sorta di cemento creando un tappo. L’atmosfera è rarefatta ma i forti venti provocano comunque l’erosione del terreno e in questi casi hanno finito per spazzare via lo strato superiore.

Le scarpate scoperte hanno un’origine non ancora chiara ma è probabile che si allarghino a causa della sublimazione del ghiaccio. In alcuni casi, lo spessore dei depositi di ghiaccio d’acqua esposti supera i cento metri. La natura del materiale esposto è stata confermata usando lo strumento Compact Reconnaissance Imaging Spectrometer for Mars (CRISM) della sonda spaziale MRO mentre lo strumento Thermal Emission Imaging System (THEMIS) ha permesso di controllare le temperature in quelle aree per accertarsi che non si trattasse solo di una sottile crosta di ghiaccio sul terreno.

I diversi colori con striature rilevati nei ghiacciai esposti indicano che essi sono formati da strati distinti. Sulla Terra quel tipo di stratificazione permette di effettuare studi sugli antichi climi grazie ad esempio all’analisi dei contenuti dei vari strati. Su Marte non è ancora possibili effettuare campionamenti per compiere esami diretti su quei ghiacci ma l’esame delle variazioni del loro colore potrebbero fornire almeno alcuni dati climatici.

Secondo la NASA, quei ghiacciai potrebbero rappresentare una fonte d’acqua per gli astronauti in future missioni su Marte. Il ghiaccio esposto sulla superficie sarebbe facile da prelevare in grandi quantità e quelle aree hanno condizioni ambientali meno ostili rispetto alle calotte polari.

Ghiacciaio esposto (Immagine NASA/JPL-Caltech/UA/USGS)
Ghiacciaio esposto (Immagine NASA/JPL-Caltech/UA/USGS)

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